- La Corte ha esaminato il caso di Amer K. che ha inferto con un coltellaccio da cucina più di venti colpi al petto e al collo della madre dei suoi tre figli, perché pensava che la donna volesse divorziare da lui.
- “Poi, l’uomo prende il coltello, l’affonda nel petto della donna e la lama penetra nel pericardio e nel muscolo cardiaco. Un secondo fendente squarcia la cavità addominale sinistra. Nurettin B. poi tira fuori l’ascia. Con la parte non tagliente la colpisce alla testa, spaccandole il cranio. Infine, afferra la corda. Le infila un cappio al collo e lega l’altra estremità della corda al gancio da traino della sua auto (…) Mette in moto l’auto e percorre un tratto di strada alla velocità di 80 km/h fino a quando la corda non si rompe.” – Il pubblico ministero Ann-Kristin Fröhlich che ricostruisce le azioni del marito.
- Ad Ahaus, un richiedente asilo nigeriano di 27 anni ha accoltellato a morte una donna di 22 anni perché ferito nell’onore, avendo la vittima rifiutato le sue avance.
Il processo di un uomo curdo che ha legato una delle sue tre mogli alla parte posteriore di un’auto, trascinandola per le strade di una città della Bassa Sassonia, ha richiamato l’attenzione sull’esplosione in Germania di un’ondata di violenze dettate dall’onore ad opera di musulmani.
Le violenze d’onore – che vanno dall’abuso emotivo alla violenza fisica e sessuale fino all’omicidio – in genere sono perpetrate dai membri maschi della famiglia ai danni delle donne della loro stessa famiglia che si pensa abbiano recato disonore a una famiglia o un clan.
Sono considerate come offese: rifiutarsi di accettare un matrimonio combinato, iniziare una relazione con uomo non musulmano o con qualcuno che non è approvato dalla famiglia, rifiutare di continuare a vivere con un marito violento o avere uno stile di vita troppo occidentale. In pratica, però, le linee che separano i delitti d’onore da quelli passionali sono spesso sfocate e qualsiasi sfida all’autorità maschile può provocare ritorsioni, che a volte sono incredibilmente brutali.
Il 22 maggio, un tribunale di Hannover ha esaminato il caso di Nurettin B., un curdo di 39 anni nato in Turchia, che aveva tentato di uccidere la sua seconda moglie, Kader K., 28 anni, dopo che lei gli aveva chiesto di sostenere finanziariamente il loro figlioletto di due anni. Il pubblico ministero Ann-Kristin Fröhlich ha ricostruito così il comportamento di Nurettin B:
“Intorno alle 18 del 20 novembre 2016, Nurettin B. sale sulla sua auto a Hamelin per incontrare Kader K. Nel bagagliaio ci sono un coltello, un’ascia e una corda. Sul sedile posteriore è seduto il figlio di due anni che ha trascorso il weekend con lui. I due ex coniugi iniziano a litigare per strada e l’uomo comincia a colpire la donna. Poi, lui prende il coltello e glielo affonda nel petto. La lama di 12,4 cm penetra nel pericardio e nel muscolo cardiaco. Un secondo fendente squarcia la cavità addominale sinistra. Nurettin B. poi tira fuori l’ascia. Con la parte non tagliente colpisce la donna alla testa, spaccandole il cranio.
“Infine, afferra la corda. Con un capo della corda forma un cappio e lo infila al collo della donna e lega l’altra estremità al gancio da traino della sua Volkswagen Passat nera. Nurettin B. mette in moto l’auto e percorre un tratto di strada alla velocità di 80 km/h. Dopo 208 m la corda si rompe. Kader K. finisce contro il marciapiede. Nurettin B. si reca alla stazione di polizia per costituirsi. Il bambino è ancora seduto sul sedile posteriore”.
Il giudice competente Wolfgang Rosenbusch ha chiesto a Kader K., rimasta in coma per settimane, di raccontare la sua versione dei fatti. La donna ha detto che “l’orrore” è iniziato subito dopo che nel marzo 2013 era stato contratto il matrimonio islamico secondo la sharia (nozze che non sono valide secondo la legge tedesca), quando Nurettin B. le proibì di aver alcun contatto con amici e familiari. Kader K. poteva uscire di casa soltanto per recarsi a fare la spesa o per le visite mediche. Non le era consentito di avere un telefono cellulare. Quando il giudice Rosenbusch le ha chiesto se Nurettin B. avesse problemi con le donne, Kader K. ha così replicato: “Pensa che le donne siano schiave e debbano rimanere in silenzio”.
L’uomo ha confessato il crimine, negando però la premeditazione. È stato accusato di tentato omicidio e rischia di essere condannato a una pena massima di 15 anni di reclusione.
Il 9 maggio, un tribunale di Kiel ha condannato un uomo turco di 35 anni a due anni e mezzo di carcere per aver sparato alle ginocchia all’ex moglie, procurandole un danno permanente, nella speranza che altri uomini non la trovassero attraente. Come spiegato alla Corte, l’uomo ha aspettato la moglie sul retro di una moschea della città dopo le preghiere del venerdì, l’ha accusata di averlo ferito nell’onore e le ha sparato dicendole: “Ora non puoi più camminare. Starai a casa”.
In aula, però, la donna, probabilmente sotto pressione della sua famiglia o della moschea, ha dichiarato di essersi riconciliata con il marito e che avrebbe iniziato una terapia di coppia. Secondo alcuni osservatori, la controversia potrebbe essere stata risolta in un tribunale della sharia. In ogni caso, il tribunale tedesco ha consentito all’uomo di tornare a casa con la moglie e non è chiaro se e quando sconterà la pena.
Una Corte di Münster ha condannato Amer K., un libanese di 36 anni, a 12 anni di reclusione per aver accoltellato a morte sua moglie. L’uomo ha inferto con un coltellaccio da cucina più di venti colpi al petto e al collo di Fatima S., 26 anni, madre dei suoi tre figli, perché pensava che la donna volesse divorziare da lui.
A Hanau, un altro tribunale ha condannato un profugo siriano di 22 anni a 12 anni di carcere per aver colpito a morte la sorella 30enne, Ramia A., con un coltello da cucina. La donna era alla 23ma settimana di gravidanza ed è stata accusata di aver disonorato la sua famiglia. Nell’aggressione è morto anche il bambino che Ramia portava in grembo.
L’effettiva portata del problema dell’ondata di violenze d’onore perpetrate in Germania è sconosciuta: molti di questi crimini non vengono denunciati e non esistono delle statistiche affidabili. I dati empirici indicano che le violenze dettate dall’onore – che sono fondamentalmente, ma non esclusivamente, frutto della cultura musulmana e della legge islamica della sharia – sono proliferate dopo che la cancelliera Angela Merkel ha permesso a circa due milioni di migranti provenienti dall’Africa, dall’Asia e dal Medio Oriente di entrare nel paese.
Nel marzo 2011, il Max Planck Institute ha pubblicato uno storico studio sui delitti d’onore. Lo studio ha analizzato tutti questi reati che sono stati compiuti in Germania tra il 1996 e il 2005. Il report ha rilevato che sono stati registrati due omicidi d’onore nel 1998 e dodici nel 2004. Nel 2016, però, ci sono stati 60 casi, un aumento del 400 per cento, secondo il sito web Ehrenmord.
Il numero effettivo dei delitti d’onore presumibilmente è molto più alto. Una maggiore censura da parte della polizia e dei media, allo scopo di contrastare i sentimenti anti-immigrazione, rende impossibile conoscere l’identità e la nazionalità di molte vittime o perpetratori, oppure le vere circostanze relative a molti omicidi, che spesso sembrano essere dettati dall’onore, ma ridimensionati come “liti domestiche” (Familienangelegenheiten).
Il 2017 rischia tuttavia di essere un anno record per le violenze d’onore perpetrate in Germania: nei primi cinque mesi di quest’anno, ci sono stati almeno trenta delitti d’onore, tra cui i seguenti:
18 maggio. A Berlino, Edin A., un bosniaco di 32 anni, ha ucciso Michelle E., la sua ex fidanzata tedesca di 35 anni, dopo che lei aveva interrotto la loro relazione violenta. Ha anche rapito e torturato il figlio dodicenne della donna, costretto ad assistere all’omicidio della madre. I vicini hanno detto di aver ripetutamente e inutilmente avvisato la polizia del comportamento violento dell’uomo.
17 maggio. A Pforzheim, un uomo tagiko di 53 anni ha accoltellato a morte la moglie 50enne sul posto di lavoro, una scuola materna cristiana. Non è chiaro se la donna si fosse convertita al Cristianesimo.
17 maggio. A Wardenburg, un iracheno di 37 anni ha ucciso a coltellate la moglie coetanea, mentre dormiva nel suo letto. I cinque figli della coppia, di età compresa tra i 4 e i 15 anni, erano a casa al momento dell’omicidio e ora vivono con dei parenti.
8 maggio. A Neuendettelsau, Mohammed G., un richiedente asilo etiope di 24 anni ha accoltellato allo stomaco la fidanzata 22enne in un ristorante, in quanto lo avrebbe “provocato”. La donna era incinta di cinque mesi e il bambino è morto nell’attacco.
4 maggio. A Friburgo, un richiedente asilo siriano di 33 anni ha colpito a coltellate la moglie 24enne, una cristiana curda che se ne era andata di casa, ma era tornata a prendere alcuni effetti personali. I tre figli della coppia – di sei anni, tre anni e dieci mesi – ora si trovano sotto protezione.
29 aprile. A Prien am Chiemsee, un afgano di 29 anni ha accoltellato a morte una donna di 38 anni sua connazionale, Farima S., che si era convertita al Cristianesimo. L’aggressore ha teso un’imboscata alla donna mentre usciva da un negozio di generi alimentari con i suoi due figli.
23 aprile. A Syke, un iracheno di 32 anni, Murad B., ha strangolato la moglie coetanea, Mehe K., davanti ai tre figli della coppia, di uno, due e nove anni.
23 aprile. A Dresda, un profugo pakistano di 29 anni, Shahajan Butt, ha ucciso Thu T., la fidanzata vietnamita di 41 anni. La polizia ha detto che l’uomo, che è arrivato in Germania nel dicembre 2015, si è infuriato dopo aver notato che la donna non aveva postato alcuna sua foto sulla pagina Facebook, e sospettava che lei avrebbe potuto avere un altro fidanzato.
16 aprile. A Mainz-Finthen, un richiedente asilo egiziano di 39 anni, ha accoltellato a morte la moglie 32enne. La polizia ha dichiarato che la coppia stava litigando al momento dell’aggressione. I loro due figli sono sotto custodia protettiva.
5 aprile. A Lipsia, un siriano di 34 anni ha accoltellato la moglie 28enne che voleva il divorzio. I due figli della coppia hanno assistito all’aggressione e ora si trovano sotto custodia protettiva.
31 marzo. A Gütersloh, un siriano di 43 anni ha bruciato la figlia 18enne con una sigaretta, minacciando di ucciderla. All’arrivo della polizia, il padre si è rifiutato di permettere alla figlia di lasciare la casa. Dopo che gli agenti sono riusciti a mettere in salvo la ragazza, l’uomo e il figlio hanno aggredito i poliziotti, che hanno utilizzato dello spray al peperoncino per difendersi. La ragazza è sotto custodia protettiva.
15 marzo. A Kiel, un turco-tedesco di 40 anni ha accoltellato a morte la moglie turca 34enne davanti a un asilo nido. I vicini hanno detto che la coppia, che si era separata, aveva litigato per il trasferimento dei tre figli in Turchia.
4 marzo. A Duisburg, un richiedente asilo siriano di 30 anni, Mahmood Mahrusseh, ha accoltellato la sua ex fidanzata 32enne. La donna è sopravvissuta e il suo aggressore rimane a piede libero.
3 marzo. A Mönchengladbach, un richiedente asilo di 32 anni, Ahmed Salim, ha assassinato una donna tedesca di 47 anni, Nicole M., che pare avesse interrotto una relazione con lui. L’uomo, che utilizzava anche lo pseudonimo Jamal Amilia, è stato arrestato in Spagna. Nella sua domanda d’asilo, aveva scritto che arrivava da Israele. In un’altra domanda di asilo depositata in un altro paese, aveva dichiarato di essere originario del Marocco. Pare che sia iracheno.
2 marzo. A Scheeßel, un iracheno di 42 anni ha accoltellato a morte lo moglie 52enne, anche lei irachena. La polizia ha detto che si è trattato di un omicidio d’onore. I figli della coppia ora sono sotto custodia protettiva.
25 febbraio. A Euskirchen, un turco-tedesco di 32 anni ha ucciso a coltellate la sua ex fidanzata, una donna tedesca sua coetanea che aveva cominciato a frequentare un altro uomo.
17 febbraio. A Offenbach, un turco di 32 anni, Volkan T., ha ammazzato la sua ex fidanzata, Silvia B., di 40 anni. L’uomo ha detto di essere arrabbiato perché la donna, madre di due figli, aveva interrotto la relazione con lui.
15 febbraio. A Bielefeld, un iracheno di 51 anni ha cercato di uccidere la moglie coetanea aggredendola con un martello, mentre lei frequentava un corso di lingua tedesca. Pare che l’uomo non digerisse il fatto che la donna fosse in una classe mista.
10 febbraio. Ad Ahaus, un richiedente asilo nigeriano di 27 anni ha accoltellato a morte una donna di 22 anni perché ferito nell’onore, avendo la vittima rifiutato le sue avance. La donna, un indù, lavorava nello stesso centro di accoglienza in cui viveva l’aggressore. È stato arrestato a Basilea, in Svizzera.
7 febbraio. A Hanover-Mühlenberg, un 21enne serbo ha accoltellato la sua ex fidanzata dopo che lei aveva interrotto la loro relazione e iniziato a frequentare un altro uomo.
1 febbraio. Ad Amburgo, un afgano di 26 anni ha accoltellato la sua ex moglie durante una discussione. La donna è sopravvissuta all’attacco.
15 gennaio. A Bremen-Vegesack, un turco di 39 anni ha ucciso la moglie, una siriana di 40 anni incinta di nove mesi, perché voleva divorziare da lui. Nell’aggressione è morto anche il bambino che la donna portava in grembo.
5 gennaio. A Waldshut-Tiengen, un turco di 47 anni, ha accoltellato la sua ex moglie perché stava camminando con un amico. La donna ha cercato di fuggire, ma lui l’ha rincorsa e le ha piantato un coltello nella schiena.
4 gennaio. A Köln-Buchheim, un iracheno di 44 anni ha ucciso la figlia 19enne perché non approvava il suo fidanzato. Due giorni dopo il delitto, l’uomo ha chiamato la polizia dicendo: “Ho ammazzato mia figlia”. L’uomo potrebbe non essere mai assicurato alla giustizia perché pare sia fuggito in Iraq.
Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York.