Da oltre 70 anni l’ex alpino, Serafino Preda, vive con due schegge di ferro conficcate una in una gamba e l’altra in un polmone, rimediate durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma l’Inps inspiegabilmente ha sospeso il contributo al reduce di guerra. Il motivo? Secondo l’istituto di previdenza – scrive il Corriere – quelle le schegge sono “scomparse” e per questo ha anche richiesto indietro all’uomo che oggi ha 95 anni il contributo riservato agli ex combattenti. All’ex militare nessuna spiegazione ma solo una laconica comunicazione firmata dalla direzione provinciale: “A quella maggiorazione lei non ha diritto”.
Ferito in guerra dallo scoppio di una mina
Preda, di Valbrembo, poco più che maggiorenne viene arruolato con gli alpini e spedito in Russia dove sopravvive allo scoppio di una mina. Dalla Campagna, diversamente da molti compagni, è tornato a casa se pur malridotto.
“Eravamo a Rostov — ricorda l’uomo al Corriere . Era il novembre 1942. Io e i miei compagni finimmo in un campo minato. Una scheggia arroventata mi è penetra nella gamba sinistra e un’altra nel polmone destro. Il sangue è fuoriuscito e la ferita al petto non mi ha ucciso”.
Il 16 marzo 1943 Preda torna a casa. “Papà venne congedato e ha trovato lavoro alla Legler di Ponte San Pietro — spiegano i figli Lucio e Franca —. Le schegge non vennero mai tolte”.
“Una questione di principio”
La pensione di Serafino, oggi, si compone di tre voci: anzianità, reversibilità della moglie scomparsa, una piccola quota da ex combattente. “Quota che però viene cancellata a un certo punto, come nulla fosse”. La cifra contestata è irrisoria: 203,13 euro per il periodo che va da gennaio 2014 a novembre 2015, cioè 8,8 euro al mese. La raccomandata è del 2016, parla di “maggiorazione per gli ex combattenti non spettante” e comunica che sarà trattenuta dalla pensione.
I figli del reduce: “Abbiamo gettato la spugna”
I figli di Serafino hanno deciso di andare a fondo alla questione ma è stato inutile:
“Abbiamo girato uffici su uffici, ma niente. Come è possibile che adesso papà non abbia più diritto a qualcosa che percepisce dalla guerra? Che quella ferita nel 2014 sia sparita per la burocrazia? Ci dicevano: fate ricorso. Abbiamo gettato la spugna, non è una questione di soldi, ma di rispetto. Chi ha combattuto per lo Stato viene trattato così?”.
Preda non è un caso isolato
La richiesta dell’Inps è il risultato di una legge del 1970 sui contributi agli invalidi di guerra unita alle logiche perequative della Legge Fornero: la pensione dell’alpino dal 2014 viene tagliuzzata, sparisce il versamento per servizio in prima linea, se ne chiede anzi indietro una quota. Questa situazione non riguarda solo Preda, tanto che la materia è all’esame dei tribunali amministrativi.