di MAGDA LEKIASHVILI
Nel 1979 Oriana Fallaci fece un’intervista (pubblicata sul Corriere della Sera) all’Ayatollah Khomeini, il padre della rivoluzione iraniana e chiese: “Imam Khomeini, lei si esprime sempre in termini molto duri verso l’Occidente. Da ogni suo giudizio su noi si conclude che lei ci vede come campioni di ogni bruttezza, di ogni perversità. Eppure l’Occidente l’ha accolta in esilio e molti dei suoi collaboratori hanno studiato in Occidente. Non le pare che ci sia anche qualcosa di buono in noi?”
“Abbiamo ricevuto tanto male dall’Occidente, tante sofferenze, e ora abbiamo tutti i motivi per temere l’Occidente, impedire ai nostri giovani di avvicinarsi all’Occidente e farsi ulteriormente influenzare dall’Occidente. No, non mi piace che i nostri giovani vadano a studiare in Occidente dove vengono corrotti dall’alcool, dalla musica che impedisce di pensare, dalla droga, e dalle donne scoperte. Senza contare che i nostri giovani non li trattate come i vostri. Perché gli regalate subito un diploma anche se sono ignoranti”,- rispose il padre spirituale dell’Iran.
La situazione quasi mezzo secolo dopo non è cambiata tanto. La linea di demarcazione tra la cultura occidentale e quella musulmana diventa sempre più scura e la visione del futuro così differente.
Quindi le domande sono: perché le due società sono in conflitto e i paesi musulmani non riescono ad accedere alla modernità? Perché invece di aprire le porte alle innovazioni scientifiche si chiudono in sé?
I movimenti terroristici islamisti utilizzano soprattutto le nuove tecnologie, ma il mondo islamico valuta la scienza come immorale e contro la verità di Dio.
Prova a dare risposte a questi quesiti un giornalista ed autore di numerose pubblicazioni, Elio Cadelo, con il suo saggio: “Allah e la Scienza”.
Durante la presentazione del libro, Cadelo cerca di spiegare ai lettori le cause che hanno portato alla fine della cosiddetta età dell’oro della scienza islamica e alla definitiva scomparsa della produzione scientifica e tecnologica che da allora è assente nei paesi musulmani. “La scienza non alberga nella cultura musulmana” – afferma l’autore. Per rafforzare quest’ipotesi porta alcuni dati rilevanti secondo i quali nel mondo musulmano sono 14 mila gli scienziati, mentre solo in Italia il numero arriva fino a 40 mila. Tra tutti i Premi Nobel rilasciati solo due appartengono a scienziati mussulmani. Anche il numero delle università sembra essere basso rispetto all’occidente. Inoltre, anche nelle università esistenti sono aperte le moschee. “Più si prega più si superano gli esami” – aggiunge Cadelo.
Ma il problema sta nel fatto che non esiste una vera struttura sociale che crei lo spazio per imparare. Cioè, la trasmissione del sapere non è mai esistita nella sua vera forma dell’insegnamento. Tutto il tempo dedicato alla sacralizzazione della religione e solo allo studio della religione lascia distante il mondo musulmano da quello occidentale. E quindi, la principale differenza tra i due mondi – cioè l’organizzazione della trasmissione del sapere – crea uno spazio vuoto e serve a rafforzare l’immagine dell’occidente che ha avuto Khomeini.