di Marcello Veneziani
Vorrei raccontarvi una storia di cui sono stato protagonista a mia insaputa. Una storia di quelle avvilenti, che ti fanno capire in che mani settarie e in che menti miserabili è la cultura in Italia.
Dunque, mi invitano a presentare a metà giugno il mio libro Alla luce del Mito a Siracusa in occasione delle tragedie greche rappresentate al Teatro. Qualcuno, non so chi, inserisce la mia conferenza dopo un seminario nazionale di psicanalisti del Cipa.
Non vi dico che succede. Il clero degli analisti riuniti in una Congregazione del sant’Uffizio delibera l’ostracismo e scrive: “Marcello Veneziani è un ideologo dell’estrema destra, influenzato dal pensiero di Julius Evola, interprete di una retorica dogmatica che si colloca agli antipodi della ricerca scientifica in psicologia analitica… Consideriamo la sua partecipazione una pubblicità controproducente per la nostra disciplina e per la credibilità del progetto culturale che abbiamo in comune”.
La censura, firmata dai Sette Savi, Irene Agnello, Nicolò Doveri, Anna Gianni, Italo Gionangeli Sebasti, Ottavio Mariani, Giuseppe Vadalà, Umberto Visentin, viene prontamente sottoscritta dal seguente Collettivo: Bruno Meroni, Laura Vanzulli, Alessandra Vergani, Susanna Chiesa, Sergio Buccheri, Saverio Falcone, Patrizia Conti, Silvana Nicolosi, Paola Zucca, Raffaele Toson, Claudio Verusio, Milena Porcari, Maurizio Ferrari, Marco Goglio, Mara Forghieri, Laura Bottari, Katia Rossetti, Giovanni Ciniselli, Gianni Kaufman, Eva Pattis, Enrico Ferrari, Luigi Zoja, Cosimo Sgobba, Claudio Tacchini, Elisabetta Franciosi, Anna Alderuccio, Alvise Orlandini.
Susanna Chiesa ringrazia i compagni “per aver dato voce al moto di protesta per la partecipazione di un personaggio come Veneziani”. Sergio Bucchieri invita alla militanza antifascista, e manda “saluti antifascisti” ai suoi compagni analisti. Pure Falcone “condivide la presa di posizione antifascista”.
All’appello militante al valoroso popolo analitico antifascista si sottraggono solo in due o tre. Renato Cattaneo fa notare che si tratta di un “riflesso pavloviano dell’intellettuale di sinistra che appena sente parlare di Julius Evola mette mano alla pist… no alla penna intinta di veleno (buonista: a me il più indigesto)”.
E aggiunge: “Veneziani, che conosco e leggo da anni, verso cui non ho particolare affezione, non è un ideologo dell’estrema destra. Se volete firmare, firmate pure, ma firmate consapevoli. Mi pregio di aver letto vari suoi libri, tra cui anche la sua tesi di laurea proprio sul pensiero di Evola(…)
Ma allora anche Massimo Cacciari che è presente, insieme a Giorgio Galli o Emilio Servadio, nel libro Testimonianze su Evola (ed. Mediterranee). E potrei andare avanti con una pletora di citazioni”.
Nota ancora Cattaneo: “Non mi colpisce tanto l’inesattezza del contenuto (“Veneziani ideologo dell’estrema destra”: falso…e vi sfido a dimostrarlo), ma la banalità del processo univoco della “lettera aperta da firmare”, dei buoni contro i cattivi”.
Altra voce dissonante quella del filosofo Umberto Galimberti che scrive: “Marcello Veneziani, per me, è un pensatore di destra molto serio e intelligente. Ho letto da sempre i suoi libri, compreso l’ultimo, Alla luce del mito (Marsilio) che ho trovato a tal punto interessante da citarlo nella mia rubrica del sabato “D. La Repubblica delle donne”. Mi spiace che da parte della società analitica a cui appartengo abbia subito un simile rifiuto”.
E prosegue: “Karl Jaspers, il più grande psicopatologo del Novecento…insieme a Romano Guardini fu incaricato dal Comando Americano di giudicare la posizione di Heidegger, sospeso dall’insegnamento per le sue simpatie naziste, scrisse: “Sì, Heidegger a livello universitario e culturale ha collaborato con il nazismo, ma se togliete Heidegger dall’insegnamento, private l’Europa del più grande pensatore di questa prima metà del secolo”.
E conclude: “Ho scritto tre libri su Heidegger e il Cipa non mi ha cacciato. Ora evitiamo di diventare un tribunale di inquisizione che stabilisce chi è nel giusto e chi no. Apriamoci e parliamo con tutti. Se in Italia la destra avesse interlocutori all’altezza di Marcello Veneziani, forse anche in Italia, per il tempo in cui la destra era al governo senza governare, forse non ci troveremmo ultimi in Europa su molti fronti”. E si firma così: “Umberto Galimberti che ha sempre votato PCI e i suoi derivati”.
Infine, Maurizio Nicolosi prova a obiettare: “Marcello Veneziani è giornalista e scrittore” e “non può essere considerato “fuorviante” il dibattito limpido con una posizione culturale che può non essere condivisa invocando dialogo e confronto”. E ricorda il codice etico del Cipa che parla di rispetto delle diversità e inclusione…
Che dire? Nulla, per essere omeopatici alle nullità in oggetto. Sono stanco di queste cose, stanco di denunciarle, stanco pure del vittimismo; lunga sarebbe la storia di discriminazioni e ostracismi tra giornali, tv, università, premi, festival (proprio in questi giorni sono stato depennato prima dalla fiera del libro milanese e poi dal salone torinese).
Tanto più che a mia volta non ho mai negato la parola a nessuno, dialogo con tutti, rispetto chi ha idee diverse, opposte alle mie…
Ma sono stanco, non ho più voglia reagire a queste cose, di indignarmi, preferisco occuparmi d’altro. Provo pena, amarezza e schifo.
Marcello Veneziani, Il Tempo 8 maggio 2017
Sull’argomento è da segnalare un editoriale di Gian Marco Chiocci, direttore de Il Tempo che dedica anche un’inchiesta alla vicenda