E’ sempre piu’ difficile credere nei personaggi che rappresentano la UE. Il presidente della Commissione europea ha ricevuto a Bruxelles il miliardario americano di origini ungheresi per discutere “degli sviluppi politici” in Ungheria e in Ucraina dove Soros, per sua stessa ammissione, ha finanziato un colpo di Stato.
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Qualche giorno fa, il Parlamento ungherese ha approvato la legge che mira a ridimensionare l’universita Ceu, fondata dal sicario economico miliardario filantropo americano a Budapest.
Secondo il ministro dell’istruzione Zoltan Balog, il fondatore George Soros, come già accaduto in altri Paesi, vuole “influenzare la politica in Ungheria attraverso organizzazioni pseudo-civiche che in realtà agiscono come agenti stranieri, criticando il governo legale del Paese”. La Ceu – prosegue il ministro – agisce “in modo ingannevole” millantando che la laurea conseguita in Ungheria sia valida anche negli Stati Uniti mentre la Ceu non possiede nessun campus universitario nello stato di New York dove si era accreditata originalmente.
Il presidente ungherese Orban ha smentito con forza che la legge recentemente metta in pericolo l’Università dell’Europa centrale (Ceu) fondata dal finaziere Soros. La nuova legge “si applica a 28 università straniere presenti in Ungheria” e “introduce regole uniformi”, ha spiegato Orban, che ha detto di voler mettere “fine ai privilegi di cui godono le università straniere rispetto alle università europee“. La nuova legge prevede di privare di licenza gli istituti di insegnamento stranieri che non dispongono di campus nel loro Paese di origine. Orban ne ha approfittato per attaccare Soros, descrivendolo per quello che in realtà è un “grande speculatore finanziario europeo che ha distrutto le vite di milioni di europei“.
Inspiegabilmente, il presidente della commissione UE, che dovrebbe fare gli interessi dei Paesi membri, ma evidentemente risponde e ben altri poteri che si trovano fuori e al di sopra dell’Unione europea, si è schierato dalla parte del sicario economico.
Mercoledì la Commissione UE, scavalcando la decisione del parlamento ungherese, ha aperto una procedura d’infrazione contro Budapest con la bizzarra motivazione che l’iniziativa tesa a ridimensionare le università fa temere a Bruxelles una deriva autoritaria in Ungheria e confermando che i parlamenti degli Stati membri non contano piu’ nulla.
Orban ha detto di avere “l’obbligo di garantire che le università europee e ungherese non si trovino in posizione di svantaggio rispetto ai concorrenti stranieri, a prescindere da quanto sia potente o ricco il proprietario”. Evidentemente il presidente Juncker non è della stessa opinione e fa sorgere dei dubbi su quale sia in realtà il suo ruolo e a beneficio di chi; comunque non certo dei Paesi UE.