Affrontare il problema del lavoro precario semplicemente con qualche ritocco ai voucher sarebbe un errore madornale. Il problema della disoccupazione dilagante e del precariato diffuso non lo risolveremo mai se i governi continueranno a tollerare l’evasione fiscale delle multinazionali, le delocalizzazioni e il dumping salariale, in un mondo globale che sfugge alle regole.
Basti pensare al caso di Google: doveva 800 milioni di euro al fisco italiano e alla fine ne pagherà 280 milioni, quanto pattuito in trattative a tavolino.
Secondo l’accusa la sede italiana di Google figurava come semplice ‘consulente’ di Google Irlanda, alla quale andavano i ricavi provenienti dall’Italia mediante il pagamento di royalties a favore della società olandese (risultata priva di dipendenti e struttura organizzativa), royalties poi riversate alla sede di Dublino, anche se la residenza fiscale della multinazionale risultava essere alle Bermuda.
In questo sistema anarchico i grandi dettano legge e i piccoli soccombono. Ci si chiede per quale ragione il fisco italiano sia inflessibile coi piccoli commercianti e accomodante con i colossi dell’economia mondiale.
Competere, a condizioni di disparità, è impossibile.
I voucher sono uno dei frutti marci della globalizzazione. Bisogna tornare a proteggere il nostro lavoro e le nostre aziende se si vuole dare stabilità al sistema, speranze di crescita al Paese e ridare diritti ai lavoratori.
Lorenzo Fontana – europarlamentare lega Nord