Fare i nomi dei due agenti di polizia che hanno fermato e ucciso a Sesto San Giovanni Anis Amri, presunto responsabile dell’attacco terroristico di Berlino, è “un riconoscimento chiaro e non c’è alcuna esposizione”. Lo spiega il capo della Polizia Franco Gabrielli intervenendo sulla polemica esplosa dopo che il ministro dell’Interno Marco Minniti e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni hanno reso pubblici i nomi dei due poliziotti.
Secondo Gabrielli ci troviamo davanti a un terrorismo diverso da quello che abbiamo conosciuto negli anni Settanta, quindi “fare i nomi non è né un errore né un’esposizione”, non è, spiega, “un terrorismo che ha interesse a colpire il singolo”. La preoccupazione è invece per l’appartenenza. “Sono a rischio tutti coloro che rappresentano le forze di polizia e hanno una divisa”, chiarisce Gabrielli. Proprio per questo ieri mattina, dopo la sparatoria di Sesto, il capo della Polizia ha firmato la circolare in cui chiede “massima attenzione” perché non è possibile escludere “azioni ritorsive” nei confronti delle forze di polizia. Inoltre, per tutelare i due poliziotti sono stati chiusi i loro profili social evitando così “una eccessiva sovraesposizione in quanto – sottolinea Gabrielli – in un mondo in cui tutto passa attraverso i social, si sarebbero potuti far prendere la mano coinvolgendo anche altri colleghi”.
“Sono sette mesi – sottolinea il capo della Polizia – che dico ‘attenzione, ognuno di noi può essere un obiettivo’. Ma sono anche mesi che lavoro sull’orgoglio e sul senso di appartenenza dei poliziotti e degli uomini e delle donne delle forze di polizia e, nel momento in cui è fondamentale tenere alto l’orgoglio di chi vive con la divisa, il ministro non ha fatto altro che galvanizzare chi ogni giorno opera indossando proprio una divisa”. E ribadisce: “E’ abbastanza avvilente che mentre tutto il mondo parla di noi e si complimenta con la Polizia per il lavoro svolto, noi continuiamo a farci del male guardando il dito e non la luna”. (AdnKronos)