Sono in vertiginoso aumento gli accordi fiscali segreti siglati dai Paesi Ue con compagnie multinazionali. Dai 547 tax-ruling siglati nel 2013, si è passati ai 972 del 2014, fino a raggiungere i 1.444 in vigore in Ue alla fine del 2015. Dall’analisi dei dati forniti dalla Commissione Europea, si tratta di una crescita complessiva di oltre il 160% in soli due anni (2013-2015) e di un aumento di quasi il 50% dal 2014 al 2015.
In questo contesto, il Lussemburgo, dopo lo scandalo LuxLeaks, non ha cambiato direzione ed ha concesso altri 172 accordi segreti alle multinazionali, collocandosi in testa alla classifica. Anche il Belgio è al vertice dei Paesi Ue con il più alto numero di tax-ruling in vigore alla fine del 2015, mentre i ruling italiani in vigore alla fine dello scorso anno sono 68 secondo il modello di contabilizzazione della Commissione. E’ il bilancio diffuso nel nuovo rapporto della rete Eurodad pubblicato oggi con Oxfam, “Survival of the Richest” che dimostra così come lo scandalo LuxLeaks faccia parte di una corrente in piena. La tendenza, osserva infatti il report della Ong, “non sembra essere stata minimamente scalfita dallo scandalo LuxLeaks detonato nel novembre del 2014”.
Trattandosi di accordi ‘segreti’ fra imprese e autorità fiscali, segnala, “al pubblico non è dato conoscere il loro contenuto“. Tuttavia, sottolinea lo studio, “lo scandalo LuxLeaks e le indagini sui casi di aiuto di stato condotte dalla Commissione con alcune decisioni eclatanti già rese pubbliche – su tutte la decisione sul caso dei ruling irlandesi a favore delle compagnie del gruppo Apple dello scorso agosto – hanno dato chiara evidenza di come tali accordi permettano alle corporation di ottenere un trattamento fiscale di favore, nonché un vero e proprio vantaggio competitivo rispetto alle piccole e medie imprese nazionali”.
I tax-ruling, che prefigurano di fatto l’introduzione di regimi fiscali privilegiati che permettono alle corporation beneficiarie di ridurre drasticamente il carico fiscale sui propri utili globali, “danno adito a pratiche elusive, erodendo la base imponibile in altri Paesi e contribuendo a sottrarne cospicue risorse erariali” denuncia lo studio.
“Il rapporto Eurodad presenta un’Europa ancora in chiaro-scuro sotto il profilo di alcune misure di giustizia fiscale che Oxfam ritiene “imprescindibili” per “contrastare con efficacia gli abusi fiscali di corporation e individui facoltosi, arginare la corsa al ribasso in materia fiscale fra i Paesi, garantendo un fairplay fiscale nella comunità europea”. Un fairplay “che abbia cura degli impatti sui Paesi più poveri e contestualmente potenzi la raccolta di risorse erariali indispensabili per aumentare investimenti a favore dei cittadini più vulnerabili” incalza Elisa Bacciotti, direttrice delle Campagne di Oxfam Italia.
L’Italia, esorta, “può e deve giocare un ruolo propulsivo e progressista in fase di negoziato nei processi di riforma fiscale continentale e nel recepimento più ambizioso di direttive già approvate, dando prova di un Paese attento alle questioni di giustizia fiscale”. Gli autori del rapporto “Survival of the Richest”, rappresentanti di una coalizione di organizzazioni della società civile europea, tra cui le italiane Oxfam Italia e Re:Common, hanno condotto un’analisi comparativa sui progressi relativi a specifiche misure di giustizia fiscale in 18 Paesi europei. Dall’analisi è emerso che sta crescendo il sostegno a misure di trasparenza sui beneficiari effettivi di società, fondazioni e trust. Per la prima volta infatti il gruppo dei Paesi favorevoli all’introduzione di registri pubblici centralizzati dei titolari effettivi è maggioritario rispetto ai Paesi contrari. In totale gli accordi siglati dai Paesi Ue presi in esame nel rapporto sono 752. In media questi accordi contribuiscono ad abbassare l’aliquota fiscale nei Paesi in via di sviluppo di circa 3,8 punti percentuali. asnkronos