Gb, Alta Corte: Parlamento deve dare ok per l’avvio della Brexit

 

L’Alta Corte di giustizia di Londra ha assestato un duro colpo al governo di Theresa May stabilendo che il parlamento britannico deve dare il suo ok per l’avvio delle procedure per l’uscita del Regno Unito dall’Ue, decisione che potrebbe rallentare la Brexit e pesare sulle strategie negoziali. Il governo, deluso, ha immediatamente annunciato che impugnerà la sentenza davanti alla Corte Suprema che dovrebbe pronunciarsi a “inizio dicembre”, il “7 o l’8”, secondo un portavoce.

“La Corte non accetta l’argomentazione avanzata dal governo” che non ritiene questo voto utile, hanno annunciato i tre giudici dell’High Court. “La Corte accetta l’argomentazione principale dei ricorrenti”, gruppo composto dai profili più svariati, dal parrucchiere al gestore di fondi pensione, all’interno del quale è emersa la figura della filantropa Gina Miller. “Il governo è deluso” e “deciso a rispettare il risultato del referendum. Faremo appello”, ha immediatamente reagito un portavoce di Downing Street.

La Primo ministro Theresa May, che si è impegnata a attivare la Brexit prima della fine del marzo 2017, ha chiesto subito dopo un colloquio telefonico al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che avrà luogo domani mattina, ha indicato un portavoce della Commissione. L’avvio della procedura di divorzio dall’Ue, che deve durare un massimo di due anni, potrebbe in effetti essere ritardato da dibattiti parlamentari, tanto più che una maggioranza dei deputati si era schierata per il remain nel blocco dei 28. Ma gli osservatori non credono che i deputati sarebbero pronti a sconfessare una decisione espressa dal popolo al referendum del 23 giugno dove il ‘no’ all’Ue ha vinto con il 52% dei voti. E un portavoce di Downing Street ha precisato che il governo conta sempre di attivare l’articolo 50 entro fine marzo, sostenendo che “il calendario dei giudici supremi dovrebbe permetterlo”.

Il governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney vi ha visto un “esempio dell’incertezza che caratterizzerà il processo” di uscita dall’Ue. La sterlina, che di recente è crollata per i timori associati alla Brexit, ha reagito positivamente alla notizia apprezzandosi nettamente sul dollaro e sull’euro.

Gridando al “tradimento”, Nigel Farage, leader storico e capo ad interim del partito eurofobo Ukip, che ha guidato la campagna per la Brexit, ha detto che in caso di un mancato rispetto del risultato del referendum, i politici dovranno fare i conti con “la collera popolare“.

Ma per il leader dell’opposizione laburista Jeremy Corbyn, che ha fatto campagna per il remain, la sentenza non rimette in questione la Brexit, ma non fa che confermare la necessità “di trasparenza” nei confronti del parlamento sulle condizioni di questo divorzio dall’Unione. Ricordando il carattere “consultivo” del referendum, i ricorrenti si sono rivolti all’High Court sostenendo che lasciare l’Ue senza consultare il parlamento sarebbe una violazione dei diritti garantiti dall’Atto delle comunità europee del 1972 che ha incorporato la legislazione europea in quella del Regno Unito. Theresa May sostiene invece di non aver bisogno del voto del parlamento per attivare l’articolo 50, potendo far valere le “storiche prerogative” del governo e la volontà popolare espressa dal referendum.(con fonte Afp)