Condannata a 2 anni di carcere. Si è chiuso così il processo milanese a carico di Diana Bracco, presidente e amministratore delegato dell’omonimo gruppo farmaceutico, imputata per una presunta frode fiscale superiore al milione di euro.
Il giudice monocratico Anna Giorgia Carbone ha disposto per l’industriale milanese una pena superiore a quella sollecitata dal pm Giordano Baggio: durante la requisitoria, il magistrato aveva chiesto per lei 1 anno e 3 mesi. –
Diana Bracco è nota per i numerosi incarichi di prestigio ricoperti negli ultimi anni: è Cavaliere del Lavoro e, tra l’altro, è stata vicepresidente di Confindustria, presidente di Assolombarda, presidente della società Expo, commissario generale del Padiglione Italia e presidente di Federchimica. Il giudice milanese l’ha ritenuta responsabile dei reati di dichiarazione fraudolenta dei redditi attraverso l’emissione di false fatture e appropriazione indebita. Accuse che riguardano i circa 3,6 milioni di euro che l’industriale milanese avrebbe distratto dalle casse di alcune società del suo gruppo per effettuare alcuni lavori di ristrutturazione nel suo yacht e in alcuni immobili di sua proprietà: nel dettaglio a Merate, in Brianza, a Vence, in Provenza, a Nizza Monferrato, nell’Astigiano, ad Anacapri, sull’isola di Capri, e a Megeve, centro dell’alta Savoia.
Condannati a 1 anno e 6 mesi (contro i 9 mesi chiesti dal pm) anche Marco Pollastri e Simona Calcinaghi, gli architetti titolari dello studio Archilabo che eseguirono i lavori per conto dell’industriale. Pietro Mascheropa, presidente del cda della società Bracco, era invece già uscito dal processo patteggiando 6 mesi di carcere, pena poi convertita in una sanzione pecuniaria da 45 mila euro. Il giudice Carbone ha disposto il non luogo a procedere per le accuse relative all’anno 2008, tutte cadute in prescrizione. Per tutti i tre imputati sono state riconosciute le attenuanti generiche ed è stata disposta la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna del casellario giudiziario. Soltanto due architetti sono stati condannati alle pene accessorie (interdizione dai pubblici uffici e incapacità di contrattare con la Pubblica Amministrazione) per un periodo di 1 anno e 6 mesi. Fcz ASKANEWS