Arabia Saudita: dice “ti amo” in chat a un’americana, 19enne arrestato

 

Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Gli alleati di Renzi non smettono di stupirci

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Non erano nulla di più che qualche “ti amo” in un inglese stentato, innocenti sorrisi, promesse di volersi bene per sempre. Normali parole che i ragazzi di tutto il mondo si scambiano tutti i giorni dalla notte dei tempi, a tutte le latitudini. Ma sono bastate alla polizia religiosa dell’Arabia saudita per sbattere in galera una ragazzo di 19 anni che ha avuto la malaugurata idea di flirtare in chat con una 21enne californiana. Lo racconta il Washington Post.

Protagonista della sfortunata vicenda è un utente di YouNow, un servizio che permette di chattare in pubblico, che si fa chiamare Abu Sin (“Sdentato”, perché effettivamente ha problemi ai denti anteriori). Il ragazzo, chattando, conosce una 21enne americana, Christina Crockett, e comincia a flirtare. Nulla di particolarmente spinto, anche perché il povero “sdentato” conosce poche parole in inglese. “Christina, io ti amo”, dice alla ragazza. E lei risponde, sorridendo: “Anche io”. Poi sempre giocando dicono che si sposeranno. Cose del genere.

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Ma l’occhiuto controllo della polizia religiosa di Riyad non gradisce l’innocente liaison tra i due ragazzi. Nel regno del Golfo vige una rigida interpretazione dell‘islamismo wahhabita, che prevede una separazione netta tra i generi. Le donne devono coprire capelli e volto, altro che le generose scollature della californiana Christine. La tecnologia, tuttavia, corre più del controllo. E i giovani sauditi, per sfuggire a questa continua repressione, si sono precipitati su Internet, costringendo gli scandalizzati controllori a seguirli e a monitorare le chat. Così uno di questi guardoni della morale ha individuato gi scambi tra Christina e Abu Sin e il ragazzo è stato arrestato per “condotta non etica”. Il suo arresto è stato confermato dalla polizia.

“E’ stato arrestato per aver violato la decenza e i valori religiosi”, ha detto ad al Arabiya il portavoce della polizia Fawaz al Miman. Sui giornali e sulle tv religiose molti hanno puntato il dito contro il ragazzo, indicandolo come un prodotto della gioventù corrotta. La scorsa settimana, poi, Abu Sin è stato liberato dopo il pagamento di una cauzione di 800mila dollari. Ha inoltre dovuto pubblicare su internet un video nel quale si dice pentito di aver chattato e promette che non lo farà più. ASKANEWS

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