DW spiega l’ultima riforma approvata dal Parlamento greco sotto richiesta dei creditori internazionali nell’ambito del cosiddetto “salvataggio”. La riforma prevede il trasferimento di servizi pubblici fondamentali, tra cui acqua, elettricità, aeroporti e autostrade, in un fondo creato dai creditori internazionali. Naturalmente possiamo solo aspettarci che il prossimo passo sia la svendita integrale, e così ritengono i sindacati e i lavoratori pubblici. VOCI DALL’ESTERO
DW, 27 settembre 2016
I beni dello Stato greco, tra cui l’acqua e l’azienda elettrica, verranno trasferiti a un nuovo fondo creato dai creditori internazionali. Il piano ha provocato dimostrazioni di protesta e scioperi del settore pubblico in tutto il paese.
Questo martedì sera il parlamento greco ha approvato una riforma per tagliare la spesa pensionistica e trasferire il controllo dei servizi pubblici a un nuovo fondo patrimoniale.
Queste riforme hanno lo scopo di cercare di sbloccare aiuti finanziari per un totale di 2,8 miliardi di euro, come parte del più recente programma di bailout del paese.
Le riforme sono state approvate con una maggioranza ristretta di 152 contro 141 voti nel parlamento greco (che ha un totale di 300 seggi), dove la maggioranza è detenuta dalla coalizione di governo Syriza-Greci indipendenti. Un solo membro della coalizione di maggioranza ha votato contro il progetto di riforma, così come tutti i membri dei partiti di opposizione.
Il contenuto delle riforme prevede che i beni pubblici siano trasferiti a un nuovo fondo creato dai creditori della Grecia. I beni ceduti includono gli aeroporti e le autostrade, così come l’acqua e le infrastrutture elettriche. Il nuovo fondo raggrupperà assieme queste entità pubbliche con l’agenzia nazionale per la privatizzazione, il fondo di stabilità bancario e i beni immobili dello Stato. Sarà guidato da un funzionario scelto dai creditori della Grecia, sebbene il Ministero delle Finanze greco manterrà il controllo generale.
La reazione pubblica
La riforma ha scatenato una forte reazione tra i dimostranti in piazza e tra i lavoratori del settore pubblico.
Prima dell’approvazione, i dimostranti che protestavano fuori dal Parlamento di Atene gridavano: “Al prossimo giro vi venderete l’Acropoli!“.
Il sindacato del settore pubblico greco ha criticato le riforme, dicendo che il trasferimento dei beni pubblici apre la strada alla svendita agli investitori privati. “La sanità, l’istruzione, l’elettricità e l’acqua non sono beni di commercio, appartengono alle persone” ha detto il sindacato in una dichiarazione.
I lavoratori dell’azienda pubblica greca dell’acqua, ad Atene e a Tessalonica, martedì sono usciti in piazza per protestare contro la riforma. “Stanno cedendo la ricchezza e la sovranità della nazione“, ha detto George Sinioris, capo dell’associazione dei lavoratori dell’azienda pubblica dell’acqua.
“Riteniamo sia un crimine, perché questa riforma riguarda i servizi pubblici fondamentali. Reagiremo con cause in tribunale, scioperi, occupazioni e altre forme di protesta“.
Il governo ha detto che il trasferimento di questi beni rappresenta un modo di gestione più efficace rispetto a un piano per la svendita. “Trasferire i beni a questo fondo non significa che lo Stato rinuncia alla proprietà“, ha detto Panos Skourletis, il ministro per l’energia, durante un dibattito parlamentare. “Inoltre, non significa privatizzazione, e in terzo luogo questi beni non sono collaterali ai prestiti fatti al paese“.
“Lo Stato greco rimane il solo soggetto detentore di questi beni“, ha detto. “A parte la privatizzazione, ci sono altri modi di valorizzare i beni, e ci stiamo concentrando su di essi“.
I termini di salvataggio
La Grecia ha sottoscritto l’ultimo pacchetto di aiuti finanziari, per una somma totale di 86 miliardi di euro, a metà del 2015. Si trattava del terzo pacchetto dal 2010. Il governo del Primo Ministro Alexis Tsipras da allora ha approvato una quantità di riforme economiche richieste dai creditori del paese, incluse riforme delle pensioni e di tasse sul reddito.
A metà ottobre, i rappresentanti dei creditori della Grecia – vale a dire la Commissione Europea, la Banca Centrale Europea (BCE), il Meccanismo Europeo di Stabilità, e il Fondo Monetario Internazionale (FMI) – si riuniranno ad Atene per condurre la seconda revisione sul processo di bailout. La revisione prevederà probabilmente la richiesta di una impopolare riforma del lavoro.
La Grecia spera che questa riforma del lavoro le permetta di partecipare al programma di quantitative easing della BCE nel corso del prossimo anno.
Tsipras è attualmente sotto pressione per avere annullato una quantità di promesse che aveva fatto ai suoi elettori, già stremati dalla recessione, durante la campagna elettorale del 2015. I funzionari del governo greco hanno si sono già espressi contro la prospettiva di altre riforme che porteranno alla perdita di altri posti di lavoro e ad altri tagli nei salari.
Tuttavia il debito pubblico greco raggiungerà probabilmente un nuovo picco quest’anno, toccando il 180 percento del PIL; un livello che il FMI ritiene insostenibile.