Ha ucciso una persona in Nigeria, lo ha confessato lui stesso al giudice che voleva rispedirlo in patria, ma proprio per questo ha ottenuto lo status di rifugiato.
È successo a Padova, dove un nigeriano stava per essere rimpatriato perché non in possesso dei requisiti che gli consentissero di ottenere l’asilo. Ma, come racconta il Corriere, davanti ai giudici a cui aveva fatto ricorso contro la decisione del 7 maggio della Commissione prefettizia di Padova ha sfoderato una carta finora tenuta nascosta: “Ho ucciso una persona“, ha detto, raccontando di un litigio tra il padre e lo zio finito nel sangue, a causa del quale avrebbe ucciso una persona che testimoniava il falso inguaiando il genitore. E in Nigeria gli assassini rischiano la pena di morte.
È così il tribunale di Venezia ha deciso di ribaltare la decisione della prefettura, che pure aveva valutato “generici, non credibili e incoerenti” i fatti raccontati dall’uomo nella sua richiesta d’asilo. Per il giudice, infatti, bisogna sia tener conto della “grave situazione di insicurezza” nel Paese che impone di “sospendere i rimpatri forzati”, sia del rischio di condanna a morte che l’uomo rischia a tornare a casa.
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“Un’altra sentenza che scavalca le leggi vigenti sull’immigrazione e regala lo status di rifugiato addirittura ad un assassino”, commenta Paolo Grimoldi della Lega Nord, “Questo significa che dovremo tenerci qui tutti i rei confessi di omicidio, veri o falsi che siano, che affermano di rischiare la pena di morte nei rispettivi Paesi africani o asiatici? E queste persone, se davvero sono assassini, resteranno ospitati e mantenuti con paghette e telefonini nei nostri alberghi, a spese dei contribuenti, o andranno a ingolfare le nostre galere, comunque sempre a spese dei contribuenti?”
Intanto il ministero d’Interno ha deciso di impugnare la sentenza e ricorrere in appello. Fino a marzo il nigeriano non potrà essere toccato.