Rush finale per il nuovo assessore al Bilancio della giunta Raggi. Per la posizione sono in salita le quotazioni di Salvatore Tutino, magistrato della Corte dei Conti in pensione. Esperto di evasione fiscale, il suo nome era emerso nei giorni scorsi come papabile insieme ad altri candidati.
Secondo fonti del Campidoglio, Virginia Raggi sarebbe alle prese con una scelta tra tre o quattro profili. La rosa insomma si sarebbe di molto ristretta e la decisione imminente. Ma dallo staff della sindaca non arriva alcuna conferma ufficiale. Si stringono i tempi per la scelta del successore di Marcello Minenna, dimessosi circa 20 giorni fa con l’ormai ex capo di gabinetto Carla Raineri. Salgono così le quotazioni di Tutino, ex magistrato contabile come Raffaele De Dominicis, inizialmente nominato al Bilancio dalla sindaca, salvo poi un rapido dietro front.
Raggi sarebbe a lavoro anche per l’assessore alla riorganizzazione delle partecipate: una carica che in campagna elettorale era stata annunciata come ‘a tempo’. ansa
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Ma sulla scelta di Tutino pesano due macigni. Il primo è il fatto che nel 2013 il Direttorio nazionale dei Cinquestelle, e soprattutto l’on. Carla Ruocco, criticarono aspramente la nomina di Tutino (e di altri quattro colleghi) alla Corte dei Conti che a loro giudizio era solo il modo con cui il governo voleva tutelare i superstipendi di alcuni membri della Casta.
Il secondo macigno si chiama salario accessorio ed è una vera bomba a orologeria sotto il Campidoglio, che neppure il commissario Tronca è riuscito a disinnescare. Da anni i 24 mila dipendenti capitolini percepiscono il cosiddetto “salario accessorio” che la legge prevede solo per i dipendenti che sono chiamati a svolgere mansioni superiori. A Roma invece il salario accessorio è stato concesso a tutti i dipendenti come un normale aumento di stipendio. Il che è illegale ed espone chiunque elargisca il salario accessorio a un‘inchiesta per danno erariale proprio di fronte alla Corte dei Conti dalla quale Tutino proviene.
Nell’aprile 2015, la stessa Corte ha “messo in mora” (anticamera dell’istruttoria formale) gli assessori capitolini dal 2008 al 2012 (giunte Veltroni e Alemanno) che in quei cinque anni avevano elargito ai dipendenti capitolini salari accessori per ben 340 milioni. L’ex sindaco Marino e il commissario Tronca hanno cercato di trovare una soluzione, ma invano: tanto è vero che Tronca ha sospeso la liquidazione del salario accessorio 2015, rimettendo la scottante pratica nelle mani del nuovo sindaco. La Raggi, appena arrivata in Campidoglio, ha rassicurato i sindacati e i dipendenti sul piede di guerra, sostenendo che la stabilizzazione del salario accessorio è “una priorità” della nuova giunta. Poi ha fatto approvare un ordine del giorno dell’assemblea capitolina che va nella stessa direzione. E il 6 settembre scorso ha scritto al Ministro dell’Economia Padoan una lettera per chiedere la costituzione di un tavolo congiunto per cercare di risolvere la questione. Per tutta risposta, il Ministero le ha chiesto di non procedere a nuove erogazioni “unilaterali”, che potrebbero costituire danno erariale. ASKANEWS