BRUXELLES – La Commissione Ue adotterà e varerà domani il piano di investimenti per l’azione esterna. Lo ha confermato oggi l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini. Il piano è uno dei pilastri su cui è destinata a poggiare la politica europea per l’immigrazione e punta ad attivare un ingente flusso di investimenti pubblici e privati verso Paesi africani di origine e transito dei flussi. Il tema dello sviluppo sostenibile e dell’immigrazione, con un focus particolare sull’Africa, è al centro dei lavori della riunione informale dei ministri europei che si occupano di cooperazione in corso a Bruxelles.
“Sono 3 miliardi di euro che si moltiplicano per dieci ed arriveranno a 30. Poi se gli Stati membri metteranno altre risorse vedremo. Già trenta sono abbastanza, se sono trenta”, così il vice ministro per la Cooperazione internazionale Mario Giro parlando del Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile dell’Azione esterna Ue, che avrà al centro la gestione della crisi migratoria, e che è previsto sia approvato domani dal collegio dei Commissari Ue. “Volevano farlo ad ottobre – ha spiegato l’hanno anticipato a settembre. E’ necessario farlo entro l’anno. I Paesi importanti per l’Italia sono prima di tutto quelli del Sahel, dell’Africa occidentale e del Corno. Se sono realmente trenta miliardi, possono bastare. Abbiamo bisogno di spenderne almeno 15 in Africa occidentale e 15 nel Corno d’Africa. Questo può fare la differenza”.
“La questione è l’impatto sulle strutture dei Paesi. Parlo di energia, di trasporti, di sistemi educativi e sanitari. Questo può creare lavoro, ed è quello che cerchiamo. Si può avere un impatto forte. Ma devono essere investimenti veri, e non un aiuto allo sviluppo a pioggerella. Ci vuole qualcosa di più forte. E se la gestione verrà fatta dalla Bei e dalla Banca per lo Sviluppo, sarà una gestione molto seria“, spiega Giro. Rispetto al principio di condizionalità, meno aiuti se non c’è collaborazione da parte dei Paesi africani sui rimpatri, il vice ministro afferma: “Non ci punterei molto. Non ha mai funzionato, anche perché fare i rimpatri è complicato. Inoltre basti pensare “che l’aiuto dello sviluppo pubblico europeo equivale in termini di soldi, alle rimesse degli emigranti, pari a circa 60 miliardi. Quindi dov’è l’interesse?”, mette in guardia il vice ministro.
“Tutti i Paesi condividono” il piano, evidenzia Giro, “ma ognuno ha le proprie priorità. I Paesi dell’Est hanno una priorità che guarda il problema ucraino, la Russia, problemi di sviluppo di altro genere. La nostra priorità è questa. Ne hanno discusso i leader del Mediterraneo” al loro incontro. Del tema si parlerà al vertice di Bratislava, “dove l’Alto rappresentante presenterà anche il piano per la Difesa” oltre alla discussione su tutte le questioni economiche. “Tutti quanti hanno il problema crescita-austerità. I Paesi virtuosi hanno più il problema dell’austerità e noi quello della crescita, ma sapete, si tratta di trovare la mediazione, e poi su tutto questo aleggia la Brexit”, osserva l’esponente di governo. Quanto alle scadenze elettorali “sono importanti, soprattutto per tedeschi e francesi. Questo vuol dire che dobbiamo tenerne conto politicamente”, conclude.
“La linea aiutiamo” i migranti “a casa loro ha prevalso. Sono favorevole a questa linea. In Italia ci stiamo battendo su questo fin dalla presentazione del ‘migrantion compact'”, così il vice ministro per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale Mario Giro risponde alle domande dei giornalisti. “Per noi è fondamentale. Tutta la cooperazione per lo sviluppo italiana si ri-orienta in questa direzione, attraverso la Cassa depositi e prestiti, per cooperare assieme al settore privato” in questa ottica, spiega.