Migranti, isteria macabra: la nave-bara diventerà museo

 

L’isteria immigrazionista ha raggiunto livelli macabri, per non dire diabolici.

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Il barcone è naufragato l’anno scorso e se ne stava adagiato a 370 metri di profondità, a 75 miglia a Nord di Tripoli. E’ stato recuperato con una complessa e costosissima operazione, decisa dalla Presidenza del Consiglio, in sfregio ai 5 milioni di italiani che vivono in povertà assoluta.  Naufragio in Libia, l’Italia avvia il recupero dei corpi: 15 milioni di euro

Nella logica delle persone persone normali, il barcone avrebbe dovuto essere bonificato e buttato, ma siamo in Italia, dove tutto diventa teatro e spettacolarizzazione da usare per la propaganda,  specialmente quando si tratta di migranti.

Il capitano di corvetta dice: “Però, è un peccato che non resti un ricordo tangibile di questa operazione” e una giovane antropologa  riflette “sull’esperienza durissima, ma anche unica al mondo, che stiamo facendo noi che arriviamo come volontari da ben dodici università italiane”, s’è mosso un mormorio, un mugugno, forse una preghiera.

Perché non trovare un posto per la nave-bara? Perché non fare in modo che questo barcone, dopo aver contenuto i cadaveri, possa contenere un’idea su che cosa siano l’emigrazione, i diritti umani violati, la miseria, gli scafisti assassini?

E così è nata l’idea del museo per la spettacolarizzazione della morte. La propaganda continua…

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