Tito Boeri aveva lanciato l’allarme sulle pensioni per i trentenni di oggi, la Cisl “scoperchia il pentolone dei voucheristi”, come scrive Gianpaolo Iacobini su Il Giornale.
Secondo il centro studi del sindacato confederato, chi viene pagato in voucher dovrà aspettare di avere circa 150 anni, dopo 126 anni e 6 mesi di lavoro, per andare in pensione, con un assegno mensibile di 673 euro. Il calcolo è stato fatto sulla base dei dati forniti dall’Inps.
Iacobini ricostruisce la lunga storia dei voucher, dalla loro introduzione nel 2003 con la legge Biagi fino al Jobs Act.
Il punto di partenza è il voucher: introdotto nel 2003 con la legge Biagi per disciplinare le prestazioni occasionali di tipo accessorio, nel 2008 è stato esteso al settore vitivinicolo. Nel 2010 la Finanziaria ne ha allargato l’ambito ai campi del lavoro domestico e del porta a porta. Quindi il boom, targato Fornero: nel 2012 il governo dei professori elimina ogni vincolo sulle attività e toglie di mezzo il riferimento all’occasionalità. Quel che manca per completare l’universalità del sistema, cioè l’innalzamento dei limiti dei compensi a 7.000 euro netti annui, lo porta con sé il Jobs act di renziana fattura. Risultato: dalle 24.437 persone retribuite con ticket orario nel 2008 si è passati, nel 2015, alla cifra mostruosa di 1.392.906, il 31% delle quali under 25. In totale, 114 milioni di buoni. Soltanto in Veneto, la regione nella quale la pratica è più diffusa, nel periodo considerato ne sono stati acquistati oltre 15 milioni.
QUESTA NON è DEMOCRAZIA. LO HANNO ABBLIGATO A CAMPARE PER ALTRI 150ANNI. DOVRà FARE IL CONTRATTO CON IL PADRE ETERNO.!!! .
PER 150ANNI IN FALLIMENTO; LE POMPE FUNEBRI CON TUTTI “GLI ARREDI” ASSIMILATI.! ECC…