«Monte dei Paschi, accordo segreto tra Mussari e Nomura per truccare i conti». È questo il titolo dell’ articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 22 gennaio 2013 che di fatto dà il via all’ inchiesta sui derivati Alexandria e Santorini sottoscritti dagli ex vertici della banca senese e legati allo sciagurato acquisto di Antonveneta nel 2007 dal Banco Santander che ha fatto diventare Mps il terzo gruppo creditizio del Paese.
Ma a caro prezzo: 9 miliardi di euro (ma in realtà il colosso spagnolo incassa una girandola di bonifici da 17 miliardi) per una banca che soltanto due mesi prima era stata rilevata dalla olandese Abn Amro per 6,6 miliardi.
Per finanziare l’ acquisto, Mps si indebita, usa quasi tutta la sua liquidità e vara un aumento di capitale, che fu sottoscritto in buona parte dal principale azionista della banca: la Fondazione che a sua volta si indebita con altre banche. L’ estate successiva scoppia la bolla dei mutui subprime, un anno dopo fallisce Lehman Brothers. Dopo aver aumentato il capitale e fatto ricorso nel 2009 ai prestiti statali (i cosiddetti Tremonti Bond), la banca è ancora in difficoltà e nel 2011 la situazione precipita: l’ Eba, l’ autorità bancaria europea, impone all’ istituto senese un rafforzamento patrimoniale di 3,2 miliardi. Tra la fine del 2011 e l’ inizio del 2012 si dimette il direttore generale, Antonio Vigni. A primavera 2012 viene rinnovato il cda e lascia anche il presidente Mussari, che però nel frattempo si è insediato all’ Abi, l’ associazione della banche italiane.
Nell’ assemblea dei soci del 27 aprile 2012 viene nominato presidente Alessandro Profumo, già ad di Unicredit, mentre al timone operativo arriva Fabrizio Viola. Il 23 gennaio, dopo l’ articolo del Fatto, Mussari lascia la guida dell’ Associazione Bancaria Italiana. La Banca d’ Italia accende un faro sull’ istituto di credito toscano e il titolo Mps perde il 5,7% sul listino di Piazza Affari. Il 29 aprile 2013 si riunisce l’ assemblea dei soci che sono stati chiamati ad approvare un bilancio chiuso in rosso per 3,17 miliardi di euro.
Ma arriviamo a quei tragici giorni di inizio marzo. Mentre incalzano le indagini della magistratura sullo scandalo finanziario, il 6 marzo David Rossi, responsabile dell’ area comunicazione della banca, viene trovato morto nel vicolo di Monte Pio sotto la finestra del suo ufficio a Rocca Salimbeni. Cinque giorni prima, il primo marzo 2013 Il Sole 24 Ore esce con uno scoop: l’ azione di responsabilità nei confronti di Giuseppe Mussari e Antonio Vigni e l’ azione risarcitoria verso Nomura e Deutsche Bank. I provvedimenti sono decisi la sera prima dal cda e solo quella stessa mattina depositati al Tribunale di Firenze.
La banca non ha comunicato nulla e si è dunque verificata una fuga di notizie. La stessa Mps presenta un esposto e il 5 marzo, a sorpresa, i finanzieri del Nucleo di polizia valutaria arrivano negli uffici di due consiglieri d’ amministrazione in carica del Monte. Nomura e Deutsche, infatti, conoscendo l’ esito del cda, avrebbero potuto presentare la richiesta di spostare a Londra (in «territorio» sulla carta più favorevole) il procedimento. Atto poi effettivamente portato avanti dalla banca giapponese. David Rossi, da quanto emerso successivamente, non aveva avuto alcun ruolo nella comunicazione al quotidiano.
Cosa succede dopo la tragedia? Il domino innescato dall’ affaire Antonveneta trascina giù l’ intera città: dalla squadra di basket Mens Sana, al Siena calcio, dall’ università alla Fondazione che è costretta a scendere nel capitale per fare cassa perdendo il controllo della banca. Nel 2015 la Bce intima al Monte di trovare un partner. La caccia, affidata al nuovo presidente Massimo Tononi, è ancora aperta. Come i conti con il passato.
Camilla Conti per “il Giornale”