Proseguiamo con il terzo atto della farsa che sta riguardando la Repubblica di Falfurbino, come detto una repubblica piccina piccina picciò, che poi non è così lontana dalla nostra e che vive secondo usi e costumi decisamente simili. Chi non avesse seguito le puntate precedenti può trovarle ai seguenti link o comunque in giro per il web
http://www.imolaoggi.it/2016/05/11/vi-rendete-conto-in-che-mani-sono-le-banche/
http://www.imolaoggi.it/2016/06/01/banche-inchiesta-sulla-fantomatica-repubblica-di-falfurbino-2a-parte/
Si tratta di un’appassionante vicenda bancaria reale, che sta accadendo in diretta “live” come si dice, ma che per ora preferiamo mantenere anonima nei dati sensibili poiché immaginiamo come molti dei coinvolti in questa, ormai per loro drammatica, vicenda forse ancora non siano stati messi al corrente dai loro legali della gravità dei fatti (proprio perché gli stessi legulei non se ne sono resi probabilmente conto per il solito pressapochismo che da sempre contraddistingue il modus operanti di molte banche e professionisti in quel posto) e di conseguenza non si siano resi conto di quanto li sta aspettando al varco anche a livello penale e non solo civile o amministrativo.
Attenzione però, non è la solita storia di malaffare bancario e riciclaggi vari, qui si parla di sottrazione di ogni bene ad un cliente e, nonostante evidenze sui propri terminali e documentazioni, del rifiutargli il rimborso di quanto illecitamente carpito.
Si tratta quindi sì di banche, ma soprattutto di persone che rubano ad altre persone, e di persone che se ne fregano se questi hanno rubato e li difendono solo perché legati da colleganza bancaria.
Scriviamo tutto ciò in fa vore dei cittadini comuni di quella repubblica poiché crediamo che la denuncia in CEDU per violazione di almeno cinque articoli della Carta Europea dei Diritti Umani (vedi nota 1 ) sottoscritta anche dalla Repubblica di Falfurbino che da fonte certa pare potrebbe partire entro fine mese grazie anche all’intervento del Codacons e dell’avv Rienzi avrebbe gravi ripercussioni sulla permanenza della Repubblica fuori da quelle liste che piacciono così poco alle banche “oneste”, le quali però ne pagherebbero le conseguenza senza essere minimamente responsabili dell’accaduto salvo che per aver consentito per anni a determinati soggetti di operare nel territorio di quella Repubblica piccina picciò senza denunciarne le malefatte a ripetizione.
Come già raccontato la cosa che ha davvero dello sconvolgente è il coinvolgimento diretto (con tanto di documentazioni scritte, raccomandate a nome del proprio Direttore Generale e quant’altro) di tutto l’Organo di Vigilanza della Banca Centrale della Repubblica di Falfurbino in carica lungo tutto il periodo dei fatti.
Ricordo che sono sette anni che il sistema di Falfurbino ha messo sul lastrico una persona che si è ritrovata ad avere denaro nelle banche di lassù solo perché una Società di lassù che comprò la sua casa mise come conditio sine qua non di effettuare pagamento con giroconto in una banca di Falfurbino a propria scelta.
Arriviamo quindi finalmente alle novità succulente di questa puntata:
pare che nel Tribunale di quella Repubblica lassù siano stati ascoltati membri del CdA della banca ove operavano gli autori degli illeciti ormai evidenti in ogni direzione (come detto civile, penale ed amministrativa) nelle cui dichiarazioni giurate oltre a notare che nessuno, compreso il Presidente del Consiglio di Amministrazione in carica all’epoca dei fatti per ben tre mandati consecutivi, disconosce il verbale di CdA che sostanzialmente li mette di fronte a responsabilità (che a nostro modesto avviso penso non siano state valutate a sufficienza o al massimo lo siano sì state, ma “con” sufficienza), pare si legga come venga ammesso , quasi puerilmente, considerato che si parla di soldi di un cliente e comunque della gente che aveva posizioni di c/c all’interno di quella banca:
- esiste una carenza documentale
- vi furono relazioni che evidenziarono situazioni creditorie della banca sei confronti della clientela che era opportuno rivedere.
- le pratiche mancavano di documentazione e supporto informativo. In particolare documentazione riguardo alle garanzie.
- Noi abbiamo relazionato al c.d.a. questi aspetti. In sostanza in lcuni casi mancava idonea documentazione a sostegno della pratica.
- mancava documentazione ed un controllo della effettiva consistenza della garanzia.
Quanto dichiarato, parrebbe evidenziare un modus operandi di KKKKK presumibilmente proseguito in AAAAA (considerato che la direzione è la medesima e che fino all’ 11 giugno 2015 il Direttore Generale di BCFF è stato loro compagno di merende anche per quanto riguarda la vicenda in oggetto).
Il rischio ritiro licenza (viste anche le violazioni alle normative di quel posto su antiterrorismo ed antiriciclaggio e il favoreggiamento di tutti i CdA nei confronti del D.G nominato con spada di Damocle sulla testa, per non parlare della tentata estorsione e del resto penalmente perseguibile sembrerebbe davvero dietro l’angolo, con quanto comporterebbe ECONOMICAMENTE per TUTTI i soci di AAAAAAA.
Il Presidente del CdA nell’interrogatorio di cui sopra ha ammesso di aver convocato lui il CdA di cui all’oggetto, ma di non ricordarsi NULLA in merito. Nemmeno fosse il personaggio del turco nel film Mediterraneo… nun zo!”.
Facendo finta di credere che effettivamente può essere possibile che possa non ricordare il nome perché effettivamente in quel consiglio la situazione in oggetto venne presentata (come da verbale) in modo assolutamente lontano dalla verità dei fatti e delle contestazioni in atto, le cui criticità della posizione non sono state segnalate a dovere da chi ha portato l’argomento in consiglio ovvero il d.g. (che spalleggiava il v.d.g ora d.g) che ha omesso la gravità dei fatti ampiamente denunciati sia per iscritto che de visu da legale e testimone della cliente.
Che poi il baldo CTO non sia stato informato dal d.g. di una richiesta risarcitoria di più di un milione e mezzo di euro nei confronti della banca che amministrava, come detto, è pura fantasia di cui i Giudici di quella Repubblica lassù terranno sicuramente conto.
Va da sé che parrebbe proprio come la mancanza di informazioni in CdA fosse stata artatamente decisa per evitare che orecchie oneste all’interno dello stesso potessero sapere quanto stava succedendo perché questo avrebbe comportato che la testa el neo D.G. sarebbe saltata come il tappo dello champagne a capodanno.
Dagli atti e dalle testimonianze si evince anche come il d.g. di KKKKK (ultimo D.G. nominato prima della successiva cessione ad AAAAAA) avrebbe dovuto segnalare quanto verificato (se non altro, dopo la visita fattagli dai legali della cliente che chiedevano la restituzione del maltolto) alla vigilanza di Banca Centrale o, almeno dopo l’esposto fornire documentazione adeguata agli ispettori di quest’ultima. Non avendo però come da testimonianze alcuna documentazione in merito, anzi (!!!) il CdA di KKKKK ha pensato bene di ricorrere al D.G di Banca centrale per tentare un insabbiamento facendogli minimizzare per iscritto la cosa (e abbiamo gli originali, ma vieni!).
Ecco quindi che a mio avviso immagino che ora stiano per partire le inevitabili richieste di blocco cautelare dei beni dei soggetti in causa nonché ci si aspettano altri interrogatori, soprattutto quello dell’avvocato autore materiale della lettera che parrebbe contenere gli estremi per una tentata truffa aggravata nei confronti della cliente della banca che non gioverebbe né alla sua carriera, né soprattutto allo Studio legale che rappresenta.
Considerando poi che quando questa banca fu acquisita da un’altra banca della Repubblica queste criticità saranno state evidenti ma, nonostante questo, l’autore materiale di firme su acquisti di titoli ad alto rischio mai autorizzati, è stato prima promosso vicedirettore di quella stessa banca ed è diventato il primo occultatore delle verità presenti in evidenza nelle documentazioni interne alla banca quando la cliente ha chiesto lumi sull’accaduto. Poi, udite udite, è stato addirittura promosso direttore generale della banca che ha comprato l’altra, continuando quindi a negare anche in quel ruolo delle evidenze risolvibili semplicemente segnalando la criticità a Banca Centrale nel momento dell’acquisizione. Ma no, ovviamente omertà, sempre con tutti, anche per iscritto. Perché ci si chiede?
Già perché a livello penale così tanto per buttarne giù qualcuna viste le lettere e le documentazioni si parlerebbe quantomeno di tentata truffa aggravata, tentata estorsione aggravata, occultamenti vari, oltre al gravissimo utilizzo dell’identità e delle credenziali economiche del cliente per accendere un fido senza alcuna autorizzazione onde arrivare ai propri scopi, violazioni della legge antiriciclaggio ed antiterrorismo e alla via così…
E tutto perché?
Chi lo sa?
Posso però citare due battute dal film La Grande Scommessa che ha recentemente trattato la vicenda Lehmann Brothers con meticolosità (del resto sempre di banche e governi si parla):
“Possibile che in quella banca siano stati così idioti?”
“Ancora più incredibile come dormono al Governo su queste cose!”
E quanto forse si aspettano dalla banca acquirente è quanto si sente poco dopo
” Polson e Bernard hanno appena lasciato la Casa Bianca. Interverranno con un salvataggio”.
” Beh, era necessario… no?”
” Lo sapevano che i contribuenti li avrebbero salvati, non erano stupidi, è che se ne fregavano”.
” Sì, perchè sono dei ladri di merda! Alcuni almeno finiranno in galera, vero? Dovranno smembrare le banche!”
” Ma possiamo vendere adesso?”
” Tu lo sai che una volta venduto, saremo esattamente come gli altri? Lo sai questo?”
“NO, non è la stessa cosa. Non siamo stati noi a truffare milioni di americani privandoli del sogno di avere una casa, ma loro! Ora dobbiamo dargli un calcio sui denti”.
” Ok. Vendi tutto”.
Mi pare renda bene l’idea.
Ma il problema parrebbe essere che non può più esserci alcun salvataggio nella realtà falfurbinese visto che la banca acquirente, che poteva e doveva segnalare tutto, non solo non l’ha fatto ma oltre ad aver, come detto, nominato uno dei coinvolti alla propria direzione generale (in proposito ci si domanda se il CdA sapesse di quanto pendeva sul capoccione del neodirettore) ha anch’essa addirittura inviato lettere raccomandate di richiesta di chiusura fidi inesistenti oltre ad aver addirittura un Presidente che negò risposte alle croniste di un quotidiano nazionale che chiedevano informazioni sull’accaduto aggiungendo tra le righe, ma soprattutto sopra di esse, toni minacciosi e ricattatori.
Bene qui finisce la terza puntata, cala il sipario e ci si legge per il quarto atto, che pubblicheremo a breve comprendendo sicuramente l’originale della denuncia in CEDU della Repubblica e della sua Banca Centrale di modo da poter dare a quel punto a chiunque abbia subito un torto bancario in quella Repubblica di ispirarsi e magari portare avanti una class action contro tali personaggi che da troppo tempo infestano la Repubblica a danno di tutti i falfurbinesi onesti lavoratori.
Pare dovrebbero essere a breve disponibili anche le copie delle segnalazioni e gli esposti in partenza verso l’International Finance Corporation (IFC) del Gruppo Banca Mondiale ed il Corporate Social Responsibility (CSR) presentate in base anche a quanto contenuto nel Rapporto Ruggie in merito alla responsabilità diretta dell’impresa e tenendo conto che il complesso ed articolato sistema universale di protezione dei diritti umani, di cui fanno parte oltre al Bill of Rights e molti altri trattati internazionali, anche standard che – pur ancora non giuridicamente obbligatori – si avviano a diventare importantissimi parametri per il comportamento delle imprese e degli organi di vigilanza istituzionali sulle stesse.
nota 1:
1: La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata.
2: Il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge. Nessuno può essere intenzionalmente privato della vita, salvo che in esecuzione di una sentenza capitale pronunciata da un tribunale, nel caso in cui il reato sia punito dalla legge con tale pena
3 : Ogni individuo ha diritto alla propria integrità fisica e psichica (vedi nota 2).
6: Ogni individuo ha diritto alla libertà e alla sicurezza.
17: Ogni individuo ha il diritto di godere della proprietà dei beni che ha acquistato legalmente, di usarli, di disporne e di lasciarli in eredità. Nessuno può essere privato della proprietà se non per causa di pubblico interesse, nei casi e nei modi previsti dalla legge e contro il pagamento in tempo utile di una giusta indennità per la perdita della stessa.
Nota 2:
relazione del Dott. Tagliatti
psicologo e psicoterapeuta regolarmente iscritto all’albo dei CTU per le consulenze tecniche d’ufficio presso il tribunale di Rimini.
– Specializzato presso “William Alanson White Institute” New York,
– Docente e supervisore presso “Istituto di psicoanalisi Erich Fromm”, Bologna.
– Docente e supervisore presso “CAPA” (China America Psychoanalytic Alliance),
– Delegate member IFPS (International Federation of Psychoanalityc Societies)
in merito al danno provocato da azioni come le sopracitate:
“La condizione di deprivazione coatta di sostegno economico è una condizione di disagio notacome danno esistenziale, la quale lede direttamente i diritti della personalità promulgati dalle principali Carte dei Diritti nazionali e transnazionali (in Italia dalla Costituzione all’Art. 2) inducendo nella persona uno stato ansioso fortemente lesivo e debilitante.
L’ansia è una condizione del tutto naturale nel nostro organismo, nasce come risposta a specifiche condizioni di stress, è inoltre un indicatore di stato in grado di fornire informazioni sulla condizione di salute psicofisica della persona. Questa tuttavia, si manifesta in maniera potenzialmente dannosa, nel momento in cui l’individuo vive condizioni particolarmente pesanti sotto il profilo emotivo, cognitivo e personale.
Su di un piano cognitivo, la persona che vive situazioni di stress e/o pericolo (come nel suddetto caso), tende a sottovalutare le proprie strategie di coping e le proprie capacità ad affrontare il mondo reale ovvero perde progressivamente quelle capacità precedentemente acquisite di far fronte produttivamente ai normali problemi della quotidianità.
A questo si aggiunge la tendenza a concentrarsi in maniera ossessiva sulla percezione del pericolo vissuto, quindi a valutare sempre più la realtà esterna come dannosa e/o aggressiva procurando un graduale ritiro in sé stessi. Si manifesta quindi una sopravvalutazione dei livelli di pericolosità mentre allo stesso tempo vengono sottovalutate le proprie capacità di intervento. Questo comporta un innalzamento perpetuo di attenzione a quasi tutti i contesti, vissuti come pericolosi.
Una delle patologie a cui possiamo fare riferimento quando parliamo di sovraccarico di stati ansiosi è il PTSD (Post traumatic Stress Disorder), questa condizione, che una volta era nota come disturbo traumatico post bombardamento, i pazienti affetti da questo tipo di malattia presentano sintomi tipici della depressione maggiore (DSM) accompagnati dal ripercorrere in maniera automatica ogni aspetto della fase traumatica che ha determinato l’innalzamento dei valori di ansia.
La condizione di deprivazione coatta di sostegno economico, osservata attraverso una prospettiva psicodinamica, può determinare una coercizione dell’individuo nel rivivere, tanto nelle fasi oniriche quanto attraverso il pensiero ossessivo, le fasi emotive e cognitive dell’evento traumatico che verranno a ripresentarsi in ogni momento della giornata, senza lasciare spazio per intraprendere attività che possano giovare, portare beneficio o più semplicemente, permettano all’individuo di provvedere in maniera dignitosa a sé stesso.
La condizione psicofisica del PTSD viene inoltre rispecchiata nello stile di vita dei “senza tetto” (è stato statisticamente riscontrato che molte delle persone che versano nella condizione di “senza tetto”, hanno subito in sincronia una forte condizione stressogena/traumatica e la mancanza di infrastrutture sociali e/o familiari adatte ad “assorbire” quei picchi emotivi che non avrebbero potuto essere gestiti autonomamente).
L’incapacità di amministrare sé stessi per via della condizione sopra descritta, può avere ricadutedai costi sociali ed economici difficilmente calcolabili ma evidentemente spropositati.
Si vuole mostrare come, un forte squilibrio di stato, dovuto ad impatti stressogeni esterni (come neè un esempio la deprivazione coatta di sostegno economico) possa indurre gravi, nonchépotenzialmente permanenti, mutamenti nella condizione di salute mentale dell’individuo.
Le ricadute evidenti e tangibili sulla vita della persona dovute a PTSD possono comportare:
Sensazione di essere staccato dal proprio corpo (depersonalizzazione), di vivere la realtà comestrana e irreale (derealizzazione), amnesia dissociativa, riduzione della consapevolezzadell’ambiente circostante e il distacco emozionale.
Vale a dire:
– Perdita di autostima
– Affaticamento cronico
– Perdita di fiducia in sé e negli altri
– Incapacità di sostenere relazioni interpersonali
– Forte appiattimento emotivo
Ognuno di questi sintomi implica una serie di impatti psicofisici che aggrediscono la quotidianità dell’individuo rendendola del tutto inconciliabile con lo sviluppo o con la prosecuzione di una vita dignitosa, in cui, la persona ha il diritto di provvedere al proprio benessere.
La costrizione coatta a rivivere i momenti più angoscianti delle propria esistenza (sintomo che abbiamo visto essere chiaro e presente all’interno della patologia PTSD), nonostante la suddetta condizione non sia deliberatamente auspicata da chi ne ha causato l’origine, è il risultato di azioni paragonabili a gravi lesioni fisiche indotte da aggressioni e/o da torture reiterate nel tempo.
Nel nostro caso, nonostante il risultato dell’atto lesivo non possa essere annoverato in danni su ossa o tessuti porta con se implicazioni altrettanto misurabili, tuttavia visibilmente più abiette e disumane dal momento che, la lesione vera e propria implica cicatrici sul tessuto che costituisce la personalità stessa dell’individuo.