Tra le mura del negozio, non si vendono più penne e quaderni. La saracinesca abbassata per metà ospirta soltanto il Corano e le preghiere dei fedeli musulmani.
La serranda, come riporta La Nazione, è lasciata semi-abbassata; le vetrine sono ricoperte, apposta per non permettere di vedere cosa accade all’interno, dalla carta da parete. Tra una fessura e l’altra però si riesce a sbiriare nel negozio: l’arrendo è quasi inesistenze fatta eccezione per diversi tappetti sparsi a terra. Usati, probabilmente, per pregare in comodità. Ma il dettaglio che ha richiamato l’attenzione dei residenti è un altro: decine e decine di scarpe lasciate in mezzo alla strada, ordinatamente una accanto all’altra.
Una situazione già vista nella grandi città italiane, ma che preoccupa commercianti e residenti. Diverse le segnalazioni: “Ogni venerdì ci siano delle riunioni di preghiera, senza alcuna formale comunicazione e richiesta di autorizzazioni“. Anzi, dicono su La Nazione: “Non accettiamo zone franche dell’illegalità, tanto più in un momento di massima allerta terroristica“. La titolare di un negozio di arredamento, poco distante dalla moschea abusiva spiega che “Non abbiamo niente contro queste persone ma ci vorrebbe più controllo, non vogliamo che San Jacopino, un quartiere già con tanti problemi, si trasformi in un ghetto da cui tenersi lontani“. IL GIORNALE