BERLINO – Il tribunale amministrativo del Nordreno-Vestfalia ha dichiarato legittimo il rimpatrio di richiedenti asilo in Italia: “I richiedenti asilo che sono arrivati in Germania transitando per l’Italia, non rischiano un trattamento disumano e umiliante se rientrano in quel Paese”, e’ scritto nella sentenza resa nota oggi. Un giovane ghanese, che secondo i trattati di Dublino doveva essere rimandato in Italia, aveva fatto ricorso al tribunale. Per i giudici, in Italia “non esistono carenze di sistema nei procedimenti per l’asilo” e le mancanze che esistono non sono tali da far temere un trattamento disumano e umiliante nel senso della Carta dei diritti dell’Ue.
Questa sentenza è molto importante, perchè spalanca le porte all’espulsione dalla Germania di tutti quei migranti che sono arrivati dall’Italia, in Italia sono stati identificati, come dovrebbe prevedere la legge, e poi sono fuggiti in Germania.
“Dovrebbe” perchè l’uso del condizionale è d’obbligo: nel 2014 e nel 2015 non meno di 100.000 sbarcati dall Libia non sono stati identificati secondo criteri che consentano di stabilirne con certezza l’identità, partendo dalle impronte digitali. Mentre ora, nel 2016, sì, e quindi dovessero provare ad arrivare in Germania, è certo che la polizia tedesca li individuerebbe e li respingerebbe tutti di nuovo qui. Ad oggi, comunque, secondo le autorità di polizia tedesche sono presenti in Germania almeno 50.000 migranti arrivati clandestinamente dall’Italia. Questi, di sicuro saranno espulsi, sulla base della sentenza del tribunale tedesco resa pubblica oggi.
Problema non da poco, per il governo Renzi, se si pensa che sono attesi dalla Libia non meno di 300.000 africani, questa estate. Ma i guai non finiscono con la sentenza tedesca di cui sopra.
“Il governo di Roma – scrive sul quotidiano economico francese Les Echos (l’equivalente del Sole 24 Ore in Francia) il corrispondente Olivier Tosseri – ha ormai preso atto del fallimento del ‘piano Juncker’ di ripartizione dei 160 mila richiedenti asilo presenti in Italia ed in Grecia: appena 591 migranti hanno lasciato i centri di accoglienza italiani, che attualmente sono affollati da circa 110 mila persone mentre si teme un deciso peggioramento della situazione con l’arrivo della bella stagione che favorisce gli sbarchi dei migranti sulle coste italiane”.
Quindi, per la stampa francese 110.000 africani – da espellere verso i loro paesi d’origine – attendono in Italia e altri 300.000 invece sono in arrivo, secondo quanto dichiarato, ad esempio, dal ministro dell’Interno dell’Austria settimana scorsa.
“Se da un lato l’Europa e’ assai avara di solidarieta’, dall’altro continua a fare pressione sull’Italia perche’ apra nuovi hotspot – prosegue Les Echos -, quei centri in cui i migranti appena arrivati dovrebbero essere identificati e selezionati, e da cui in Italia cercano a tutti i costi di scappare e molti ci riescono. Impiantati sulla terraferma, finora si sono rivelati ardui da gestire, cosi’ il ministro dell’Interno italiano Angelino Alfano ha avuto un’idea: perche’ non aprirli in mare, a bordo di navi?”
Da notare che l’identificazione in mare non è un’idea di Alfano, ma una proposta della Lega espressa già due anni fa.
“Le operazioni di identificazione – scrive sempre Les Echos – si effettuerebbero a bordo di grandi navi subito dopo che i migranti siano stati soccorsi, in modo da impedire le fughe, ha spiegato il ministro italiano: le persone sarebbero poi portate a terra e coloro che non possono restare sarebbero immediatamente espulsi. A questo nuovo meccanismo potrebbero partecipare, si e’ augurato Alfano, sia l’Agenzia europea di controllo delle frontiere Frontex che le organizzazioni umanitarie. Peccato pero’ che queste ultime abbiano gia’ espresso la loro opposizione all’idea”.
Ovviamente, creare questo meccanismo produce l’effetto di togliere “lavoro” alle varie organizzazioni “umanitarie” che lucrano sui migranti, toglierebbe lavoro anche alle compiacenti organizzazioni religiose che incassano fior di denaro dello stato italiano per “accogliere” i poveri migranti – da espellere – e infine bloccherebbe la fuga verso la Ue di orde di africani che comunque verrebbero ricondotti a forza in Italia dalla Germania o verrebbero bloccati dalle polizie schierate da mesi in forze alle frontiere sia francesi che austriache. Un bel “guaio” per tutti loro, vero?
E Les Echos conclude così: “Gli hotspot galleggianti, dice Christopher Hein del Consiglio italiano rifugiat, ricordano troppo la proposta della Lega Nord, che aveva pensato di usare le piattaforme petrolifere off-shore abbandonate dall’Eni. Ad ogni modo – ricorda l’articolista Tosseri nelle ultime parole di questo rticolo – Alfano ha già presentato la sua proposta al commissario Ue alle Migrazioni, il greco Dimitris Avramopoulos, e sta mettendo a punto questo progetto sul quale, a suo dire, la Commissione europea ha espresso un parere piuttosto favorevole pur esprimendo qualche critica”.
Tuttavia, Alfano oggi ha fatto retromarcia: ” L’allestimento in Italia di hotspot mobili, o galleggianti, è un’ipotesi su cui si sta lavorando, sempre se serve…”
Mentre la Ue ha dichiarato: “L’Unione Europea è pronta ad affiancare e a supportare l’Italia nella crisi migranti a patto che l’Italia aumenti gli hotspot”. Come dire, siete ancora in alto mare…
Redazione Milano – – IL NORD