Ndrangheta: “indotta al suicidio”, arrestati parenti della pentita che ingeri’ acido

Reggio Calabria, 9 feb. – Maltrattamenti, minacce pressioni da parte dei familiari affinche’ ritrattasse quanto aveva dichiarato ai magistrati: Maria Concetta Cacciolla, testimone di giustizia morta il 20 agosto scorso all’ospedale di Polistena, per avere ingerito dell’acido muriatico, sarebbe stata spinta al suicidio dai sui familiari.

Carabinieri e Polizia, nell’ambito dell’operazione “Califfo”, hanno arrestato padre, figlio e madre della vittima: Michele Cacciola, Giuseppe Cacciola, e Anna Rosalba Lazzaro. Sono accusati di concorso in maltrattamenti in famiglia e di violenza o minaccia per costringere a commettere un reato.

Nel mese di maggio 2011, secondo quanto emerso, Maria Concetta Cacciola si era presentata spontaneamente ai Carabinieri di Rosarno, dichiarando di voler collaborare con la Giustizia e di poter riferire circostanze utili su diversi fatti di sangue riconducibili alle cosche Cacciola e Bellocco. Il 25 maggio 2011, la donna rese dichiarazioni ai magistrati della Dda, confermando la posizione della famiglia di appartenenza nel contesto mafioso rosarnese e il 20 luglio 2011 le fu concesso il programma provvisorio di protezione. Le attivita’ d’intercettazione, svolta sia nei riguardi della testimone di giustizia sia dei suoi stretti congiunti, avrebbe confermato non solo l’attendibilita’ delle dichiarazioni rese, ma anche le continue pressioni che la donna subiva dai familiari, con i quali era rimasta clandestinamente in contatto. Il 9 agosto 2011, la donna, pur consapevole che il rientro l’avrebbe esposta al rischio di essere uccisa, torno’ nella casa di Rosarno.

Il 17 agosto successivo, la donna contatto’ telefonicamente i Carabinieri dichiarandosi pronta a continuare a collaborare, ma rifiutando un immediato rientro in una localita’ protetta. L’attivita’ di riscontro svolta dall’arma dei Carabinieri sul contenuto delle dichiarazioni della testimone di giustizia avrebbe confermato l’attendibilita’ di quanto da lei sostenuto dalla donna dinanzi ai magistrati della Dda reggina. Infatti, a seguito delle indicazioni fornite dalla teste, il 16 giugno 2011 furono sequestrati due bunker nella disponibilita’ delle famiglie Bellocco-Cacciola. Inoltre, sempre grazie alla testimone, era stato delineato un primo quadro indiziario a carico di Saverio Marafioti, muratore “di fiducia” per l’edificazione di bunker per conto della cosca Bellocco. agi