Cinquanta fosse comuni sono state scoperte in alcune zone dell’Iraq fino a poco tempo fa controllate dall’Isis. Lo rivela l’inviato dell’Onu Jan Kubis al Consiglio di sicurezza parlando di “prove dei crimini atroci” commessi dai jihadisti.
La scoperta – riferisce la Bbc – è avvenuta negli ultimi tempi dopo che le aree sono passate sotto il controllo di Baghdad. In una delle fosse, a Ramadi, c’erano almeno quaranta corpi. Resti umani trovati anche a Sinjar, Anbar e Tikrit. Le vittime sarebbero membri di tribù della minoranza yazidi, soldati e donne.
L’esercito iracheno ha ripreso il controllo di alcune zone di Ramadi nel dicembre del 2015 dopo essere state in mano all’Isis da maggio dello stesso anno. Alcune sacche di resistenza sono rimaste fino a febbraio quando la città è stata definitivamente riconquistata dai soldati. Secondo Kubis, nonostante “i progressi costanti e notevoli” contro l’Isis, il gruppo rimane ancora un nemico forte che regola costantemente le tattiche e gli attacchi”.
“Condanno nei termini più forti possibili le continue uccisioni, rapimenti, stupri e torture dell’Isis che possono costituire crimini contro l’umanità, crimini di guerra e anche genocidio”, ha detto l’inviato dell’Onu il quale ha sottolineato che la crisi umanitaria dell’Iraq rimane una delle più gravi al mondo.
Le stesse atrocità che si sono verificate in Italia dopo il 25 aprile 1945 e negli anni successivi!