Ha un impatto su circa 3300 posti di lavoro tra diretti e indotto, tra Val D’Agri e raffineria Eni di Taranto, il fermo, in corso dal 31 marzo scorso, del Centro oli di Viggiano a seguito del sequestro senza facoltà d’uso deciso dalla magistratura di Potenza nell’ambito dell’inchiesta petroli.
Come scrive il sole24ore, il fermo ora è destinato a prolungarsi, visto che ieri il Tribunale del Riesame di Potenza ha respinto l’istanza di dissequestro avanzata dall’Eni, che adesso ricorrerà in Corte di Cassazione, e intanto ha fermato e messo in stato di «piena sicurezza» l’impianto di Viggiano.
A Taranto, invece, dove arriva tutto il greggio estratto nella Val D’Agri, problemi per i mille addetti, di cui circa 450 diretti Eni, al momento non ce ne sono, ma la raffineria già da alcuni giorni si è dovuta attrezzare con soluzioni alternative per continuare la produzione riducendola però da 12mila a 10mila tonnellate al giorno.
Italia potenza scomoda, Galloni: “Ecco come ci hanno deindustrializzato”
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