“Se un cambio di marcia” nella collaborazione egiziana alle indagini sulla morte di Giulio Regeni “non ci sarà, il governo è pronto a reagire adottando misure appropriate e proporzionate”: lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un’informativa al Senato sul caso di Giulio Regeni. (askanews)
Se non ci sarà “un cambio di marcia” nella collaborazione offerta dall’Egitto nelle indagini sull’omicidio di Giulio Regeni, “il governo è pronto a reagire con misure immediate e proporzionali e il Parlamento ne sarà tempestivamente informato”. Lo ha detto oggi il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni intervendo al Senato, riferendosi all’incontro con gli inquirenti egiziani di giovedì e venerdì prossimo, che è stato confermato in aula dal titolare della Farnesina.
Al Senato, Gentiloni ha ripercorso l’andamento delle indagini e della collaborazione offerta dagli egiziani, apparsa “generica e insufficiente” e con “dossier carenti”. “Questa è la situazione ad oggi – ha detto il ministro – e a questo punto credo sia legittimo e anzi doveroso chiedersi se la fermezza della reazione del governo, la magistratura, la famiglia e dell’Italia intera potranno riaprire un canale di piena collaborazione”. Questo, ha proseguito, “lo capiremo a partire dall’incontro fra inquirenti che è previsto per giovedì e venerdì di questa settimana”.
Perché ci sia piena collaborazione, ha sottolineato Gentiloni, bisognerà poter “acquisire la documentazione mancante, non accreditare verità distorte e di comodo e accertare chi fossero i responsabili della probabile messa sotto osservazione di Giulio Regeni nel periodo precedente la sua scomparsa”. Inoltre piena collaborazione da parte egiziana vuol dire “accettare l’idea che l’attività investigativa possa vedere un ruolo più attivo degli investigatori italiani”. “Sarà anzi tutto la Procura della Repubblica a valutare se questo cambio di marcia” si delineerà, ha detto ancora il ministro, “lo capiremo e lo valuteremo assieme nei prossimi giorni”.
“L’omicidio di Giulio Regeni ha scosso le nostre coscienze e il Paese intero”, ha continuato il ministro, facendo riferimento al modo in cui il giovane ricercatore italiano è stato “torturato ed ucciso” in Egitto
“La ragione di Stato – ha sottolineato – ci impone di difendere fino in fondo e nei confronti di chiunque la memoria di Giulio Regeni nel cui barbaro assassinio la madre di Giulio ha detto di vedere palesarsi tutto il male del mondo”. “E dunque è per la ragione di Stato che pretendiamo la verità, è per la ragione di Stato – ha proseguito il titolare della Farnesina – che non accetteremo verità fabbricate ad arte, è per la ragione di Stato che non ci rassegneremo all’oblio di questa vicenda e che non consentiremo che venga calpestata la dignità del nostro paese”.
L’ufficio del procuratore generale egiziano Nabil Sadiq ha confermato in una nota che “una delegazione di membri della procura generale e della polizia incaricati dell’inchiesta sul caso dell’omicidio di Giulio Regeni lascerà il Cairo domani” alla volta di Roma.
La delegazione si recherà in Italia “nel quadro della collaborazione positiva tra la procura egiziana e quella italiana e in attuazione di quanto concordato tra il procuratore egiziano Nabil Ahmad Sadiq e quello italiano Giuseppe Pignatone nella sua ultima visita” al Cairo. La delegazione egiziana, che sarà guidata dal “vice procuratore Mustafa Sulayman, presenterà i risultati raggiunti nell’ambito dell’inchiesta svolta dalla procura egiziana sul caso suddetto”, afferma ancora la nota. ADNKRONOS