L’8 febbraio 2016 Stefano Davidson scrive su ImolaOggi
L’Agenzia delle Entrate esige pagamenti per partite IVA chiuse da 31 anni e minaccia sanzioni.
L’argomento è arrivato su Rai 3 dove è stato dibattuto con Sergio Mazzei, funzionario dell’Agenzia delle Entrate.
Si sappia che l’Agenzia delle Entrate ora in mano del governicchio dell’Ineletto invia (è arrivata anche a me) richieste di pagamento per regolarizzare partire IVA aperte (nel mio caso almeno) 32 anni fa (1984!!!) e chiuse 31 anni fa con la scusa che non gli risultano cessate. Ovviamente la richiesta pecuniaria di 172 euro è stimolata con minacce di sanzioni elevate se non regolarizzi tutto.
Ora, ovviamente per quanto mi riguarda pianteró un bel casino, visto che non si capisce come si faccia a richiedere documentazioni in merito a cose accadute 30 anni prima. È palese di come si sia davanti a una sorta di ennesimo subdolo tentativo di estorsione, visto che la maggior parte di chi riceverà dette cartelle non sarà probabilmente in grado di ribellarsi (per cultura giuridica, ma soprattutto perché sfiancati dallo stillicidio di questa politica “senza fondo né vergogna”) e per evitare complicazioni pagherà quanto NON dovuto.
Quanto da me inviato (se dovesse servire a qualcun altro):
Spett. Agenzia delle Entrate, in risposta alla VS comunicazione n°xxxxxxxxxxxxxxxx ricevuta in data odierna, sottolineo come la partita IVA in questione, non solo fu chiusa a Bologna nel 1985 (31 anni fa!!!), ma rimarco come detta posizione fu già abbondantemente chiarita con regolare documentazione presso i Vs uffici di Forlì di Viale Risorgimento, dopo essere stato contattato per lo stesso motivo dalla Vs dipendente YYYYYY mi pare a fine anni ’80, inizio ’90.
Ricordando inoltre come il termine di conservazione di tali documenti sia di 10 anni mi domando come mai, pur sapendolo, la VS Agenzia chieda il pagamento per una sanzione (che non deve essere comminata considerato che come detto la partita IVA fu chiusa 31 anni fa) contro la quale si dovrebbero addurre documenti che la legge vigente stabilisce possano non essere conservati oltre il predetto limite.
Evidenzio ad abundantiam come la richiesta di pagamento da parte Vs di una cifra “una tantum”, onde evitare di incorrere in sanzioni più gravi e/o accertamenti vari, vista la evidente prescrizione, parrebbe addirittura ai limiti, se non addirittura oltre, di quanto stabilito dagli artt. 317, 612, 629 c.p .
Mi domando inoltre come si possa pensare che una partita IVA “dormiente”, come qualcuno nei Vs uffici pensava fosse la mia, possa vivere per più di trent’anni senza un minimo movimento e soprattutto senza una verifica che fosse una.
Ritenendo quindi la Vs richiesta quantomeno inopportuna, la respingo fermamente consideratane anche l’assurdità manifesta per tutti i motivi sopracitati.
Distinti Saluti
Stefano Davidson
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