Anche la Finlandia distrutta dall’Euro

 

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Diversi anni fa Romano Prodi dichiaro’ che con l’euro gli italiani avrebbero lavorato un giorno in meno e guadagnato un giorno in piu’. Ovviamente le cose non sono andate affatto cosi’. L’euro si è dimostrato essere una vera sciagura per l’Italia, ma non solo per l’Italia: anche le nazioni del Nord Europa stanno soffrendo le pene dell’inferno per colpa dell’euro.

L’ultimo esempio a riguardo viene dalla Finlandia dove i lavoratori sono costretti a lavorare molto piu’ a lungo con salari piu’ bassi al fine di guadagnare “competitività”. E dire che la Finlandia era portata ad esempio del successo della valuta unica europea.

Un accordo capestro per i lavoratori della Finlandia e’ stato recentemente raggiunto tra la SAK, la piu’ grande confederazione sindacale finlandese composta da 14 sindacati e rappresentante il 60% dei lavoratori, e la Confindustria finlandese, ma in tanti non condividono questa decisione e questo mette in dubbio le trattative che le due parti sociali devono portare avanti al fine di tradurre tale accordo in contratti di lavoro che possano essere accettati dai lavoratori.

Questo accordo prevede che i lavoratori lavorino 24 ore in piu’ all’anno senza salario, tagli ai bonus per le ferie dei dipendenti statali, aumento delle tasse sulle buste paga a carico dei lavoratori e niente aumenti salariali per il prossimo anno.

Tali misure dovrebbero abbassare i costi del lavoro del 4% e creare 35mila nuovi posti di lavoro per il 2020, solito sistema per dire: oggi vi massacriamo, in futuro starere meglio. Ma non serve citare il poeta per dire che “del doman non v’è certezza”: è assolutamente certo che davanti a sè l’eurozona ha un futuro uguale o peggiore del già pessimo presente. L’eurozona si aspetta come minimo un decennio di stagnazione e deflazione.

In ogni caso per la Finlandia l’aumento – praticamente gratuito – delle ore lavorative rappresenta una inversione di tendenza rispetto al passato, visto che fino ad ora l’orario di lavoro e’ diminuito e questo la dice lunga sugli effetti che l’euro sta avendo sull’economia finlandese gia’ messa in ginocchio dalla crisi della Nokia e dell’industria della carta.

Non tutti i sindacati pero’ approvano questo accordo e difatti Akava, il secondo sindacato per numero di iscritti, ha chiesto al governo tagli fiscali per un miliardo di euro per compensare i lavoratori di queste perdite salariali, ma il governo ha respinto tale proposta perche’ deve ridurre il deficit.

Come andra’ a finire questa situazione non e’ chiaro, ma quel che e’ certo e’ che mentre la Finlandia soffre la vicina Svezia ha una economia che va a gonfie vele grazie al fatto di essere fuori dall’euro.

Quanto all’Italia, la “cura finlandese” è fin troppo delicata. E’ molto più probabile arrivi quella “greca”.

GIUSEPPE DE SANTIS – Londra – IL NORD