Fonte: Elaborazioni su dati Istat – rischio calcolato
In base alle rilevazioni trimestrali dell’Istat, gli occupati sarebbero cresciuti nel corso degli ultimi dodici mesi terminanti a dicembre 2015 di 184 mila unità, grazie pressoché esclusivamente alla crescita dei dipendenti, dato che i lavoratori autonomi sarebbero diminuiti di 114 mila unità.
Dei 298 mila dipendenti in più, quelli assunti a tempo indeterminato sono 207 mila e 91 mila quelli con contratti a termine. Quest’ultimi sono oltre il 14% dei dipendenti (13,8 alla fine del 2014).
Delle 207 mila assunzioni nette a tempo indeterminato, ben 74 mila sono part time.
Tra i lavoratori a tempo indeterminato si stima che quasi 320 mila siano in cassa integrazione (il 2,2%), in calo rispetto ad un anno prima del 45%, ovvero di 260 mila unità.
L’area del lavoro precario estensivamente intesa, ossia quelli con contratto a tempo determinato, i lavoratori part-time e quelli in cassa integrazione, riguarda più di 5,4 milioni di persone, pari al 31,7% dei dipendenti.
I disoccupati ufficialmente censiti dall’Istat sarebbero poco meno di 3,1 milioni, in calo rispetto ad un anno prima di 367 mila unità. Il tasso di disoccupazione scende dal 13,3 all’11,9%.
Tuttavia occorre considerare anche coloro che hanno rinunciato a cercare attivamente un’occupazione ma sono disponibili a lavorare, qualora ve ne fosse l’opportunità. Parliamo di 3,6 milioni di persone.
Aggiungendo anche i cassintegrati il tasso di disoccupazione effettivo arriva al 23,7%. Rispetto ad un anno prima abbiamo una diminuzione di 2,3 punti percentuali. Una buona notizia, ma non si può dimenticare che vi sono comunque 6,9 milioni di persone che non hanno un lavoro e dipendono dal sostegno pubblico o dall’aiuto di parenti e amici.