di Eriprando Sforza
A dispetto del mio nome aristocratico, ho molti amici appartenenti alla classe medio-bassa. Quando eravamo giovani costoro nutrivano la speranza di entrare a fare parte saldamente nella classe media propriamente detta, qualcuno aspirava a salire addirittura nella classe medio alta.
E in effetti, considerando i punti di partenza dei loro genitori, se avessero fatto dei balzi in avanti della stessa ampiezza ci sarebbero riusciti. Purtroppo non si rendevano conto che nel momento stesso in cui entravano nel mondo del lavoro con una facilità che lascerebbe scioccati i ventenni d’oggi, si stavano ponendo le basi ideologiche (da molti di loro accettate con entusiasmo) per il disastro che li avrebbe trasformati inesorabilmente in classe medio bassa discendente.
Quando cerco di spiegare loro i motivi di questa involuzione mi guardano come farebbe una vecchia beghina di fronte a un giovanotto che si mette a dire le parolacce in chiesa, restano per un po’ in silenzio e poi dicono con aria assorta: certo che se i politici rubassero meno… A quel punto torna la mia sfiducia nell’umanità, scuoto la testa e me ne vado per non mettermi a urlare che no, non è il senatore Razzi ad averci ridotto in questo stato.
E se per stavolta forse si riesce a scampare la soppressione delle pensioni di reversibilità o la loro riduzione a livelli inferiori alla sussistenza, si è ormai innescato un meccanismo dal quale sarà molto difficile non essere travolti perché è a livello europeo e fra poco rischia di essere anche americano. Si tratta dei tassi sotto zero, una mossa folle della Banca Centrale Europea per cercare di rianimare l’economia dopo che nemmeno il tanto invocato Qe, ovvero l’acquisto di titoli di Stato emessi dai Paesi della zona euro, è riuscito nel suo intento.
I tassi sui depositi sono ora a -0,30% e a marzo la Bce dovrebbe abbassarli ulteriormente a -0,40% o addirittura a -0,50%. Insomma, le banche commerciali per depositare i loro soldi nel porto sicurissimo dell’istituto guidato da Mario Draghi devono pagare pegno. La mossa è stata decisa con l’obiettivo ufficiale di costringere le banche commerciali a non tenere fermi i loro denari, ma a farli circolare e quindi a prestarli ai loro clienti, imprese o famiglie che siano.
Purtroppo questo non sta succedendo. Ecco perché è probabile un nuovo taglio dei tassi sui depositi il mese prossimo. Ma andando avanti così alla fine anche i tassi sui conti correnti diventeranno negativi. Già ora lasciare i soldi in banca non rende niente. Il guaio è che con il Qe anche comprare titoli di Stato non rende niente. Anzi, in buona parte dei casi anche qui bisogna pagare per parcheggiare i propri risparmi in un porto sicuro: nel dicembre 2015 dei 7.600 miliardi di euro in titoli di Stato in circolazione nella zona euro il 40% aveva rendimenti negativi.
Insomma, 3.200 miliardi di euro di risparmi sono impegnati in titoli che riducono la somma investita invece di aumentarla. Che cosa significhi questi per i piani pensionistici nessuno lo ha ancora spiegato bene. Si suppone però che anni di tassi negativi abbiano conseguenze molto più dannose di qualche migliaio di pensioni di invalidità date a ciechi in grado di guidare l’automobile. Ma questo è davvero difficile farlo capire ai miei amici della classe medio bassa discendente. Restiamo al fatto che prima o poi i tassi negativi arriveranno anche sui conti correnti dei risparmiatori. Che non sapranno più che pesci pigliare. In effetti ci sarebbero i titoli azionari su cui puntare. Ma i primi due mesi dell’anno sono stati disastrosi, non incoraggiano certo a investire a cuor leggero.
Il povero risparmiatore della classe medio bassa discendente va allora dal bancario di fiducia, che ha una paura boia di perdere il posto ed è disposto a rifilare qualsiasi sola ai clienti illudendosi così di conservare lo stipendio facendo mostra di produttività. E così propone al risparmiatore prodotti esoterici in cui non si capisce bene che cosa ci sia dentro.
Di fronte a tanta opacità, il risparmiatore azzarda: ma non si potrebbe investire nell’oro. Al che il bancario lancia indignato la scomunica: assolutamente no, l’oro è roba da medioevo. Scoraggiato, il nostro esponente della classe medio bassa discendente se ne torna a casa per pensarci su. E a un certo punto gli viene l’illuminazione. Se lascio i soldi nel conto corrente piano piano i miei risparmi vengono erosi, se li metto in titoli di Stato della zona euro succede lo stesso, puntare sulle azioni è più rischioso che mai. A questo punto non mi resta che ritirare il gruzzolo dalla banca, metterlo in una cassetta e seppellirla in giardino, almeno i miei 100.000 euro fra un anno sono ancora 100.000 e non 99.000 o anche meno.
Ed è a questo punto che interviene Mario Draghi: stiamo pensando di abolire i tagli da 500 euro per combattere la criminalità, ha detto nei giorni scorsi. Mentre Larry Summers, segretario al Tesoro degli Stati Uniti ai tempi di Bill Clinton, ha proposto di eliminare il Benjamin Franklin, ovvero la banconota da 100 dollari. Si va quindi a grandi passi verso l’abolizione del contante, presentato come come simbolo del nero, dell’evasione fiscale, della criminalità organizzata.
Con la moneta elettronica tutti pagheranno le tasse, il mondo sarà più giusto, dice la propaganda ufficiale. E l’italiano della classe media discendente desideroso di giustizia applaude. Senza rendersi conto che in questo modo dovrà per forza tenere i soldi in banca e così piano piano i suoi risparmi verranno erosi. Sempre che non arrivi il salvatore della Patria, il Giuliano Amato di turno, pronto a farci un prelievo forzoso notturno perché ce lo chiede l’Europa. Solo che stavolta non sarà come nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1992, quando ci si limitò al 6 per mille. Stavolta si andrà davvero sul pesante, sarà una mossa davvero coraggiosa, del 10-12%. E ai miei amici della classe medio bassa discendente non resterà che sfogarsi dando la colpa di tutto questo al senatore Razzi.
Eriprando Sforza – – scenari economici