È stato lo stesso David Cameron, nel 2013 a annunciare un referendum sull’uscita dall’Unione europea del Regno Unito, era stato il suoi leit motiv nella campagna elettorale di allora, per cercare di tenere a bada l’ascesa degli euroscettici dell’Ukip.
Secondo la Banca Centrale d’Inghilterra, un’uscita dall’Unione del regno Unito avrebbe implicazioni economiche pesanti per la stessa economia d’oltre Manica.
Ecco, tuttavia, le richieste di David Cameron al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk per arrivare a un pre accordo.
Per quattro anni Londra chiede di congelare gli aiuti statali destinati ai lavoratori, immigrati di altri PAesi europei, con salari minimi, tra cui le indennità di famiglia, con il fine di disincentivare l’immigrazione dai Paesi dell’Europa dell’Est.
Con un occhio rivolto a una futura Europa della Difesa e all’unità comunitaria in ambito fiscale, Londra ribadisce la propria volontà a non voler impegnarsi verso una maggiore integrazione politica.
Donald Tusk, comunque, ha riconosciuto un meccanismo che permetterebbe a 16 parlamenti nazionali, stando a fonti europee, di bloccare un progetto legislativo comunitario, potranno ricorrere al cosidetto cartellino rosso entro 12 settimane dalla notifica della proposta.
Londra che non fa parte dell’eurogruppo e che non sarà obbligata a adottare la divisa unica, ha peraltro voluto che venisse scritto nei trattati che non ci sarà mai una sola moneta europea.
Per assicurare la stabilità finanziaria della zona euro, in caso di crisi, non saranno chiamati in causa i Paesi che non fanno parte dell’eurozona, che non avranno comunque diritto di veto, nel caso di voto di un piano di salvataggio per esempio.
IL referendum sarà convocato in estate, quando la crisi dei migranti avrà probabilmente un suo nuovo picco, cosa che potrebbe influenzare in modo importante il voto. Una circostanza da scongiurare anche per le banche e i finanzieri della city che vedono la Brexit come la l’opzione peggiore. EURONEWS