Da Bruxelles parte la nuova bordata contro il sistema bancario italiano. La norma è di portata generale ovviamente, ma a farne le spese sarebbe soprattutto il nostro Paese: secondo il Corriere della Sera che riporta la notizia, i Paesi del Nord Europa, col sostegno dal Presidente dell’Euro gruppo Jeroem Dijsselbloem, vorrebbero porre un limite al possesso da parte delle banche di Titoli di Stato, con una percentuale massima del 25% del capitale.
Questa era la situazione nel 2014 del rapporto titoli di stato/capitale per alcuni Paesi UE:
Le banche italiane avevano a marzo 2014 praticamente il loro capitale composto da Titoli di Stato, acquistati grazie ai TLTRO ed ulteriori acquisti sono stati effettuati grazie ai 94 miliardi di euro ricevuti dalla BCE a settembre 2014, dicembre 2014 e marzo 2015 che sono andati in minima parte al credito a famiglie ed imprese e nella maggior parte ad investimenti in titoli sovrani, come forma di ricapitalizzazione ai fini del Tier1. Evidentemente un limite del 25% sarebbe ora una catastrofe per tutte le nostre banche.
A ciò si dovrebbe aggiungere poi il provvedimento conosciuto per il nome del rapporto che lo fonda, ovvero provvedimento Baltz (già oggetto di analisi), che imporrebbe una copertura del rischio default anche dei debiti sovrani detenuti in bilancio, finora considerati a rischio zero e che è sostenuto dal Ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, e dal Presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, i quali vorrebbero inserirlo nelle prossime linee guida Basilea IV.
La somma dei due provvedimenti, se passasse la linea tedesca, sarebbe un colpo mortale per l’Italia, la quale si troverebbe nell’impossibilità di sostenere le proprie banche, essendo vietato dal TFUE ogni aiuto di Stato, con il concreto rischio di default delle stesse, ricorso al bail-in, che sarebbe sicuramente insufficiente per risanare i bilanci, e conseguente necessità di chiedere l’aiuto del MES, con tutte le conseguenze (memorandum sotto il controllo della Troika) che questo comporta.
Tutto ciò mentre le banche che sono davvero a rischio sono considerate dall’Europa sicure e solide: gli stress test della BCE infatti, paradossalmente considerano più sicuri gli investimenti delle banche in titoli e derivati che l’attività di prestito, per cui le banche che hanno una forte attività di compravendita di Bond, titoli e commodity hanno un RWA, ossia un attività pesata per il rischio, migliore delle banche commerciali, ai fini del calcolo del capitale necessario a coprirle. In questo modo Deutsche Bank ad esempio su 1.580 miliardi di bilancio complessivo ha considerato a rischio solo 353 miliardi, per cui con un capitale di 47 miliardi risulta molto più solida delle banche dei Paesi periferici.
Se però andassimo a valutare il rischio dei suoi investimenti finanziari, come ha fatto il Center for Risk Management di Losanna, allora la situazione cambierebbe e di molto:
DB in questo caso risulterebbe sottocapitalizzata di oltre 70 miliardi di euro!
Forse è proprio per la consapevolezza di avere una banca gigantesca come DB, fortemente a rischio in caso di calo delle quotazioni degli asset finanziari, che la Germania sta cercando ogni via per acquisire, dopo quello greco, il patrimonio dell’Italia. Lo schema è duplice: da una parte si crea la necessità di salvare le banche aggredendo il risparmio depositato od investito in strumenti mobiliari, dall’altra, creando difficoltà al sistema finanziario italiano, si intacca l’economia nel suo complesso, con conseguente peggioramento del rating italiano anche dei Titoli di Stato. Questo comporterebbe l’uscita degli stessi dalla possibilità d’acquisto da parte della BCE, via QE, poiché il minimo di rating per poter essere acquisiti è BBB ed attualmente i titoli italiani sovrani sono BBB-. Il conseguente innalzamento degli interessi per finanziare il debito pubblico porterebbe così alla necessità di una patrimoniale per trovare risorse per sostenerlo, colpendo per questa via il risparmio privato immobiliare che fa tanta gola ai tedeschi, senza contare come detto il necessario ricorso al MES e le conseguenti privatizzazioni selvagge, già viste in Grecia, aggredendo così anche il patrimonio pubblico.
Proprio ieri, guarda caso, si è ricominciato a parlare di necessità di una patrimoniale: il solito Mario Monti, sempre molto in sintonia con le volontà tedesche, intervenendo ad Omnibus su La7 ha dichiarato “L’ Europa e i mercati non capiscono perché essendo l’ Italia il paese con il più alto debito pubblico e la più consistente ricchezza privata non si possa limare un po’ quest’ultima per aggredire il debito“.
L’avvertimento prima di aprire il fuoco…