“Carabinieri, qui è scoppiata una rivolta, la situazione è estremamente difficile visto che alcuni migranti hanno preso in ostaggio un’operatrice della struttura”, è la chiamata d’aiuto alle forze dell’ordine fatta dall’agriturismo “Donnedda”, struttura adeguata, temporaneamente, a centro di accoglienza profughi nella campagne alla periferia del paese di Sarule.
Come riporta La Nuova Sardegna, la tensione era altissima e la situazione è apparsa subito complicata agli agenti entrati in azione. Sei africani, ospiti del centro e provenienti dalla Costa d’Avorio e dalla Nigeria, si sono barricati all’interno dell’agriturismo, tenendo in ostaggio la mediatrice culturale, intenta a svolgere la sua attività con i profughi. I carabinieri hanno subito avviato le trattative per il rilascio della ragazza. La trattativa è andata avanti per ben un’ora, e ha interessanto anche la Prefettura che ha seguito ogni evoluzione della vicenda.
I sequestratori alla fine hanno liberato la giovane, convinti dalle parole dei carabinieri. Gli agenti hanno subito fermato i profughi, presi in consegna e portati in caserma per l’identificazione e pre procedere legalemente contro di loro. Per i rapitori è scattata una denuncia per sequestro di persona, violenza privata. È probabile che la loro posizione si possa aggravare. Ora rischiano l’allontanamento da Sarule e l’espulsione.
Il motivo della protesta e del rapimento è il mancato pagamento dei pocket money: una sorta di diaria data direttamente ai rifugiati e richiedenti asilo ospitati nelle strutture di accoglienza, per le piccole spese quotidiane. Un dettaglio che ha fatto infuriare gli immigrati poiché senza quella cifra non possono allontanarsi della struttura perché sprovvisti di denaro. IL GIORNALE