Migranti, l’Italia si preoccupa: “Se chiudono la rotta balcanica, 400mila in arrivo”
La maggioranza dei ministri dell’Interno dell’Ue, riuniti in un Consiglio informale ad Amsterdam sotto la presidenza di turno olandese, ha chiesto alla Commissione europea di attivare le procedure previste dall’articolo 26 del Codice delle frontiere di Schengen, che permette, a certe condizioni, di prorogare dagli attuali sei mesi a due anni le misure di ripristino temporaneo dei controlli alle frontiere interne dell’area di libera circolazione, quando queste misure siano state adottate da uno o più Stati membri a causa di una “minaccia grave per l’ordine pubblico o la sicurezza interna”. Sei Stati membri dell’Ue (Germania, Austria, Danimarca, Svezia, Francia, Slovenia) e un settimo paese membro dello spazio Schengen ma non dell’Ue, la Norvegia.
La condizione principale affinché questa proroga fino a due anni sia possibile è che la Commissione abbia prima constatato, in uno o più Stati membri e con un rapporto di valutazione specifico, “gravi carenze nello svolgimento dei controlli alle frontiere esterne” che determinino, anche in questo caso, “una minaccia grave per l’ordine pubblico o la sicurezza” in seno allo spazio Schengen. “Gli Stati membri hanno invitato la Commissione europea a preparare le basi giuridiche e pratiche per la continuazione delle misure temporanee introdotte alle frontiere interne, in base all’articolo 26 del Codice di Schengen”, ha riferito il ministro olandese dell’Interno, Klaas Dijkhoff, parlando alla stampa al termine della riunione, da lui presieduta.
La valutazione sull’esistenza di eventuali “carenze gravi” nei controlli alle frontiere esterne di Schengen in Grecia è già in corso da parte della Commissione, e dovrebbe essere completata prima dell’inizio di maggio, quando scadranno i sei mesi di durata massima dei controlli temporanei alle frontiere interne dai sette paesi che li hanno reintrodotti finora. Se la Commissione accerterà le “carenze gravi” in Grecia, e se Atene non sarà riuscita nel frattempo a porvi rimedio, l’Esecutivo comunitario potrà presentare una proposta di raccomandazione al Consiglio Ue che solleciti il mantenimento dei controlli temporanei già reintrodotti alle frontiere interne fino a due anni in totale, sommando tre ulteriori proroghe di sei mesi. La decisione sulla raccomandazione in Consiglio Ue può essere presa a maggioranza qualificata.
Va sottolineato che non si tratta, come certe semplificazioni di stampa hanno lasciato intendere nei giorni scorsi, di una “sospensione di Schengen”, ma di una misura prevista dalle stesse regole di Schengen (il “codice”), proprio per salvaguardare lo spazio di libera circolazione in caso di crisi ai suoi confini esterni, attivando temporaneamente una sorta di “seconda linea” solo ad alcune delle frontiere interne.
Il ministro dell’Interno Alfano guarda il bicchiere mezzo pieno: “Schengen è salva. Per ora. Abbiamo poche settimane per evitare che si dissolva tra gli egoismi nazionali”. Con l’inizio della primavera, scrive oggi la Stampa, potrebbero rivedersi masse di profughi alle porte dell’Europa. E se la sospensione per 2 anni chiesta dai Sei sembra una catastrofe, ancora peggio potrebbe essere se altri chiudessero la rotta balcanica. Il rischio è che da Grecia e Croazia centinaia di migliaia di migranti potrebbero riversarsi verso i porti di Ancona e Bari. A quel punto dovremmo prepararci ad accogliere 200 o 300 o 400 mila persone.
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