Si svolge domani a Bruxelles il primo vertice Ue del 2012, sotto il segno di un’estrema incertezza riguardo alla crisi dell’euro e alla recessione incombente.
Le decisioni dei nuovi governi italiano e spagnolo in fatto di consolidamento di bilancio e di riforme strutturali danno, se non altro, l’impressione di una ritrovata capacità di guida e di determinazione nella terza e quarta delle maggiori economie dell’Eurozona, anche se è chiaro a tutti (tranne che ai tedeschi, ossessionati dal rigore di bilancio) che per uscire dalla doppia crisi – la ‘débacle’ dell’euro e la recessione economica – ci vorrà ben altro. Nessuno parla, come l’ultima volta, di vertice “decisivo”, o dell’ultima chance per risolvere la crisi. Nessuno più vuol creare troppo aspettative.
La crisi greca, intanto, continua ad aggravarsi, tanto che Berlino ora chiede brutalmente il commissariamento del governo di Atene, dando a Bruxelles tutto il potere sul bilancio nazionale.
Una pretesa inaccettabile per qualunque paese sovrano, che la Commissione europea si è affrettata a smentire formalmente, confermando però nella sostanza la necessità di un monitoraggio ancora più stretto del governo greco, che già agiva praticamente sotto dettatura di Ue, Bce ed Fmi. La Grecia è ormai trattata come una nazione sconfitta alla fine di una guerra. La diagnosi ‘tedesca’, sbagliata, ha portato ad applicare una terapia di dissanguamento che sta uccidendo il malato; ma invece di cambiare cura si vuole raddoppiare la dose. Le ipotesi di bancarotta della Grecia o di una sua uscita dall’euro, magari solo temporanea, per permetterle di usare la valvola di sfogo della svalutazione, cominciano a porsi sempre più seriamente, anche se non ancora ufficialmente.
Nel frattempo continuano a girare a vuoto, nonostante le rassicurazioni, i negoziati fra le banche e il governo di Atene per la partecipazione ‘volontaria’ dei creditori privati alla riduzione del debito pubblico, una precondizione posta dalla Germania per l’attivazione del secondo programma di assistenza finanziaria alla Grecia, da 130 miliardi di euro, che per ora resta al palo.
E se gli aiuti del Fondo salva Stati Efsf e dell’Fmi sembrano essere stati messi a frutto positivamente dall’Irlanda, aumenta invece la preoccupazione per il Portogallo, altro paese assistito dall’Efsf. tmnews