In base alle stime sulla spesa sanitaria della Nota al Def, “che prevedono un calo, in rapporto al Pil, da 6,8 a 6,5 punti percentuali tra il 2015 e il 2019, nel quadro programmatico la riduzione complessiva potrebbe risultare di circa mezzo punto di Pil”, pari a 8 miliardi. Lo scrive l’Upb nel rapporto sulla politica di bilancio 2016.
Secondo l’Upb “rimane l’incertezza sulla ripartizione dei precedenti tagli, già stabiliti fino al 2018 (con il decreto 66/2014 e la legge di stabilità 2015) e confermati per il 2019 dal ddl di stabilità”. Infatti, prosegue l’Ufficio parlamentare di bilancio, “la parte che non è stata ancora attribuita alla sanità con il decreto 78/2015 andrà allocata e ripartita per il 2016 mediante intesa, o comunque tramite Dpcm (in coerenza con il decreto 66/2014), e per gli anni successivi con le procedure sopra indicate per il nuovo contributo”. Quindi, avverte il rapporto, “è possibile che la sanità sia fatta oggetto di nuovi tagli, in quanto tali procedure sembrano differenziarsi da quelle applicabili nel primo anno essenzialmente perché viene esplicitata la possibilità di intervenire sul finanziamento al comparto sanitario”.
Senza flessibilità rischi procedura Ue – Se la richiesta di flessibilità italiana non fosse accolta dalla Ue, la deviazione dal percorso di aggiustamento di bilancio nel 2016 sarebbe pari a 0,5 punti percentuali, “quindi a forte rischio di essere considerata significativa” e in tal caso “potrebbe essere aperta per l’Italia la relativa procedura”. Lo scrive l’Upb. ANSA