Commentando i fatti di Parigi, papa Francesco ha dichiarato che “utilizzare il nome di Dio per giustificare la strada della violenza e dell’odio è una bestemmia”. Espressione che denota astinenza conoscitiva del Corano da parte di Bergoglio.
Il papa tuttologo che parla di ciò che non conosce, è comunque in buona compagnia. La maggioranza degli analisti e dei politologi che in queste ore stanno commentando la strage nella capitale mondiale dell’illuminismo e del non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire, nega qualsivoglia implicazione religiosa.
A parte il “dettaglio” dei millequattrocento anni che l’Islam ha dedicato a massacrare, a conquistare e a sottomettere gli infedeli (tempo storico sufficientemente lungo per svegliare i bei addormentati, quelli che, l’slam è una religione di pace e amore), per comprendere le radici del male, basterebbe semplicemente leggere qualche passo del Corano. Alcuni versetti: “Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell’omicidio. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti.” (Corano 2:191); “La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso.” (Corano 5:33).
Le citazioni che inneggiano alla sottomissione e all’eliminazione fisica degli infedeli contenuti nel Corano, potrebbero continuare all’infinito. Negare tali “banali” prove, equivale ad autoinvestirsi del poco onorevole titolo di utile idiota al servizio di chi (per loro stessa ammissione) ama la morte più della vita.
Gianni Toffali