Sono sbarcati in 2.500 ad Atene, carichi di storie e di sofferenze: profughi o aspiranti tali, partiti dalla Siria, dicono.
Il traghetto Venizelos, affittato dal governo greco per alleggerire la pressione sulle isole dov’erano sbarcati inizialmente, li ha scaricati al porto del Pireo. Da lì hanno poi preso gli autobus diretti in centro, nella gran parte dei casi per raggiungere la stazione ferroviaria da cui partire alla volta della Macedonia e da lì verso Nord:
“Viaggeremo verso qualunque posto, non sappiamo dove. Vedremo quale luogo ci lascerà portare la nostra famiglia”.
Tante incongnite, tanti rischi ancora da affrontare: il più difficile è stato l’inizio, alla frontiera turca, secondo questa ragazza curdo-siriana:
“Siamo rimasti nei boschi per circa sei ore, e poi i soldati turchi hanno iniziato a urlare e dirci di andarcene, poi abbiamo aspettato fino alla notte per poter entrare in Turchia e a quel punto hanno iniziato a sparare, ma in aria. E allora siamo andati. Mi sono fatta male alla gamba, mia sorella la gamba se l‘è rotta”.
“Secondo le Nazioni Unite, nei primi otto mesi del 2015 più di 160.000 migranti hanno raggiunto la Grecia. È più del quadruplo di quelli giunti in tutto il 2014. E decine di migliaia sono pronti a partire dalle coste turche, mentre le autorità greche nell’Egeo orientale chiedono al governo centrale di assumersi le sue responsabilità e intensificare gli sforzi per affrontare il problema”.