“Tra non molto ci troveremo i cinghiali nella piazza del Nettuno”. Così il presidente della Cia – Confederazione Italiana Agricoltori – di Bologna, Marco Bergami, dopo aver raccolto, in questi giorni, numerose testimonianze di agricoltori che risiedono nel Parco dei Gessi in cui è stata segnalata una massiccia presenza di cinghiali che, oltre a devastare i seminativi, entrano nei vigneti con l’uva ormai matura. “Questa situazione permane anche a seguito della recente attivazione del nuovo piano di controllo del cinghiale che gli agricoltori ritengono blando- rileva Bergami- perchè segue uno ‘stop’ durato sei mesi in cui non venivano attuati piani di contenimento dei selvatici sulle numerose tipologie di colture”.
Una ventina di casi di danni da cinghiale, contro i soli quattro casi dello scorso anno; e una trentina di aziende ha fatto richiesta di intervento per respingere le incursioni degli animali. Inoltre, secondo un recente report fatto dal Parco dei Gessi, risultano catturati e abbattuti oltre 190 cinghiali, “ma il problema e’ che siamo in presenta di oltre 1.500 capi su una superficie di 5.000 ettari, quindi con densità talmente elevata da rendere inefficace il contenimento della specie”, aggiunge Bergami. “In questa area i responsabili del Parco pretendono che venga attuata la prevenzione- sottolinea Bergami- purtroppo si tratta di installare recinzioni su aree vaste e accidentate, onerose per l’acquisto e per la loro manutenzione, e tutto a carico delle imprese che di fatto saranno soggette per sempre ad una vera e propria servitù. Peraltro lo stesso Parco ha rammentato alla Provincia, con una formale lettera, di non liquidare i danni agli agricoltori, sottoposti ad una insopportabile vessazione, anche economica, che non attuano la prevenzione”.
La Cia di Bologna ricorda anche che le recinzioni, quando vengono attuate, spingono gli animali altrove, ovvero in zone periurbane e di pianura con il rischio di disagi per la popolazione e incidenti automobilistici.
“Il Parco ha promesso di fornire mezzi di prevenzione con i proventi derivanti dagli abbattimenti dei cinghiali- prosegue Bergami- ma ancora non si è visto nulla, mentre la Provincia da un anno ha smesso di fare le forniture di materiali di prevenzione agli imprenditori. Tutto questo accade in un’area dove ci sono colture di pregio e agriturismi che richiamano turisti e scolaresche, dove possono esserci problemi di aggressivita’ dei cinghiali e di sicurezza stradale perche’, oltre ai cinghiali, e’ fitta la presenza di caprioli che aggravano la situazione nella circolazione”. La Cia suggerisce che venga definita una chiara autorità, come previsto dalla legge sulla caccia (articolo 19 della legge 157 del 1992), capace di impostare e coordinare i piani di controllo su tutto il territorio provinciale “per evitare conflitti di competenze che portano ad un rallentamento di tali attivita’”. Altro problema riguarda l’inserimento nel regime di “de minimis” degli indennizzi riconosciuti dalla Regione per i danni causati dalle specie cacciabili alle colture e alle produzioni agricole. “Il problema e’ dirompente- conclude Bergami- e si è posto con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, dove la Commissione dice in sintesi che i contributi pubblici per i risarcimenti dei danni causati da fauna cacciabile rientrano in regime di de minimis’, ovvero per l’agricoltura gli aiuti di Stato sono fissati nei limiti di 15.000 in un triennio, quindi se il danno è superiore,l’agricoltore non può percepire alcun indennizzo oltre quella cifra”. (agenzia dire)
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