Matteo Renzi intercettato: “Il numero uno (napolitano) ce l’ha a morte con Berlusconi”
(libero) Altro che “grazia dal presidente”. L’ipotesi che l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano potesse concederla a Silvio Berlusconi condannato nel processo msui diritti Mediaset appare oggi più irrealistica che mai. Non che Re Giorgio quando era al Quirinale avesse mai mostrato simpatie nei confronti del cavaliere. Anzi. Ma oggi quel dibattito che a lungo dominò sui giornali (“è il presidente che la deve concedere motu proprio” e “no, è Berlusconi che la deve chiedere”) appare superto oltre che dai fatti (l’inquilino del Quirinale non ha concesso la grazia al leader di Forza Italia), anche dalle parole.
Quelle pronunciate l’11 gennaio 2014 dall’allora sindaco di Firenze e segretario del Pd (oggi premier) Matteo renzi. Parlava, il presidente del Consiglio, al telefono con il comandante interregionale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi, che era intercettato perchè indaagato per una presunta fuga di notizie poi archiviata. E, senza usare giri di parole, nel parlare del ruolo che Napolitano avrebbe potuto avere nel cambio di governo che poi ci fu di lì a poche settimane, disse che “il numero uno ce l’ha a morte con Berlusconi”.
Lo sapevano anche i sassi.
Non merita nemmeno il mio piccolissimo commento, non dico altro altrimenti mi metterei al suo pari. Dico solo che la vergogna è diventata una cosa molto rara.
Non è una grande novità, ha preferito rovinare l’Italia pur di fargli un dispetto.