“Servirà un Papa buono, che sia profondamente credente, dotato di attitudine nelle questioni di governo, capace di affrontare una fase internazionale delicatissima e molto pericolosa. E servirà un Papa caritatevole. Caritatevole anche nella gestione della Chiesa”. Lo dice al Corriere della Sera il cardinale Camillo Ruini.
“I funerali hanno dato l’impressione che si sia risolto il problema principale del pontificato, quello cioè della divisione della Chiesa, che in qualche modo coinvolgeva lo stesso Bergoglio. Purtroppo la divisione è rimasta, con il paradosso per cui favorevoli a Francesco sono per lo più i laici mentre contrari sono spesso i credenti“, avverte. Ad aver colpito Ruini è stato il modo in cui i funerali sono stati rappresentati sui media: “Quello che non ha avuto abbastanza rilievo è che l’elemento centrale della Chiesa Cristo, non il Papa. Altrimenti si apre un problema”.
Sfuggente sulla definizione dell’identikit del nuovo Papa, Ruini è diretto sul “compito impegnativo che sta dinnanzi a noi. Ricostruire l’unità della Chiesa, specialmente l’unità attorno al Papa, che è il punto di riferimento della comunità cattolica. È vero che le divisioni risalgono già ai tempi di Paolo VI e che Francesco si inserisce nella lunga serie dei Papi contestati. Così com’è vero che non è possibile superare del tutto questo problema. Va però affrontato”. “Secondo me Bergoglio voleva purificare, non destrutturare. Pensiamo all’enorme problema della pedofilia, con cui si era misurato anche Benedetto XVI”.
Ecco quale Chiesa erediterà il futuro pontefice, sebbene “la sua priorità dovrebbe restare comunque quella di ‘alimentare la fiamma della fede che in molte zone del mondo minaccia di estinguersi'”. Ruini cita una famosa frase di Ratzinger per rappresentare “la sfida fondamentale che ci attende”.
“E non è detto che il nuovo Papa riuscirà a superarla”. Gli strumenti che avrà a disposizione saranno “l’annuncio della fede e la testimonianza della carità. È per la carità praticata dalla Chiesa che la gente ama e si fida di essa. Su questo Francesco si è impegnato a fondo. La carità deve però esprimersi anche nelle istituzioni ecclesiali, evitando certe inutili durezze che non sono conformi al governo di quella singolare realtà che è la Chiesa, con la sua legge fondamentale: l’amore, il perdono, la comprensione. In ogni caso — dice sempre prima di congedarsi — tutto dipende dalla misericordia del Signore”.
www.today.it/