Sarà interrogato mercoledì 23 aprile dal giudice per le indagini preliminari nel carcere di San Vittore il 28enne Dawda Bandeh, cittadino gambiano fermato con l’accusa di omicidio volontario. È ritenuto responsabile della morte di Angelito Acob Manansala, domestico filippino di 61 anni, ucciso nella giornata di Pasqua all’interno di una villa liberty in via Randaccio, nel centro di Milano.
Chi è Dawda Bandeh
Bandeh è arrivato in Italia nel 2011 all’età di 14 anni, accolto in una comunità per minori non accompagnati in provincia di Como, dove risulta ancora domiciliato. Tuttavia, l’indirizzo fornito sembra essere fittizio, utile solo per il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di lavoro, con un contratto da domestico che non stava realmente svolgendo.
Nella realtà, il 28enne vive senza fissa dimora. Ha precedenti, tra cui una denuncia nel 2019 per guida in stato di ebbrezza nel Comasco, e due segnalazioni recenti proprio nei giorni precedenti all’omicidio: sabato per un furto di un indumento steso su un balcone in zona Porta Romana e domenica mattina per violazione di domicilio in via Melchiorre Gioia.
Il delitto di via Randaccio: la ricostruzione dei fatti
Dopo essere stato portato in caserma e rilasciato domenica mattina, Bandeh avrebbe percorso pochi metri e si sarebbe introdotto nella villa di via Randaccio, approfittando dell’uscita del domestico che era uscito per portare a spasso i cani.
Al rientro, Angelito Manansala si sarebbe trovato faccia a faccia con l’intruso. Secondo gli inquirenti ci sarebbe stata una colluttazione, come dimostrano i segni di lotta in una stanza diversa da quella in cui è stato ritrovato il corpo. Parte dell’abitazione risulta essere stata rovistata, ma non completamente messa a soqquadro. Si ipotizza un tentativo di furto, visto che risultano mancanti 3.000 euro in contanti, non ritrovati addosso a Bandeh.
Cosa è successo prima dell’arresto
Il delitto si sarebbe consumato in tarda mattinata, ma l’allarme è stato lanciato solo alle 18, quando il proprietario della villa, un 52enne cittadino israeliano, è rientrato con la figlia 17enne. È stata proprio la ragazza a scoprire il corpo di Angelito in una camera da letto, mentre il padre ha percepito movimenti e rumori in un’altra parte della casa. I due sono fuggiti chiudendo la porta a chiave.
Quando la Polizia è intervenuta, entrando da una porta sul retro grazie all’intervento dei Vigili del Fuoco, ha trovato Bandeh ancora all’interno, in stato di agitazione. È stato immobilizzato con l’uso del taser. In casa si trovavano anche i due cani meticci e il gatto della famiglia.
Le indagini: analisi dei filmati e interrogatorio chiave
Gli agenti della questura stanno analizzando le registrazioni delle telecamere di videosorveglianza della villa per ricostruire le ore trascorse da Bandeh all’interno dell’abitazione. Gli inquirenti vogliono chiarire se sia uscito e rientrato più volte o se sia rimasto dentro per dieci ore con il cadavere della vittima. L’interrogatorio davanti al gip sarà fondamentale per stabilire se convalidare il fermo per omicidio volontario.
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