Il tema della salvaguardia dell’ambiente, in particolare per quanto riguarda la gestione del suolo e le pratiche agricole sostenibili, è oggi al centro di numerosi dibattiti e politiche internazionali. La crescente consapevolezza dei danni causati dall’uso intensivo di sostanze chimiche nell’agricoltura, come pesticidi e fertilizzanti sintetici, sta spingendo molti paesi, tra cui l’Italia, a rivedere le proprie normative e a cercare soluzioni alternative che rispettino l’ambiente, la salute umana e la biodiversità.
Il tema del cambiamento delle pratiche agricole, in particolare l’evoluzione dell’agricoltura convenzionale e la necessità di passare a un modello più sostenibile e resistente, è centrale nelle discussioni contemporanee sull’ambiente e sulla sicurezza alimentare. Il cambiamento delle politiche agricole deve tenere conto delle sfide legate ai cambiamenti climatici, alla conservazione della biodiversità, alla qualità del suolo e alla salute delle persone. In questo contesto, è importante sia analizzare alternative efficaci (l’agroecologia), sia guardare all’azione pratica di tale politiche, ovvero la legislazione.
A tal proposito, lo scorso 16 marzo si è tenuto, presso l’Auditorium della Scuola Superiore di Mediazione Linguistica San Domenico e in collaborazione con ImolaOggi.it, il quarto appuntamento del ciclo di incontri “Stati Generali” su Agricoltura e Sovranità alimentare.
Tanti i relatori e le esperienze da loro raccontate, così come tanti gli argomenti, alcuni più delicati e altri più tecnici, che sono stati affrontati. Il tutto, con il supporto degli studenti dell’università che hanno svolto il loro lavoro di interpreti per diverse lingue straniere. A inaugurare l’evento, la prof.ssa e rettrice Adriana Bisirri con la moderazione di Armando Manocchia, e Federico Fazzuoli.
Si sono tenuti gli interventi di numerosi esperti e specialisti del settore: Giuseppe Altieri, Giovanni Bazzocchi, Massimiliano Bianco, Guido Bissanti, Giovanni Burgio, Salvatore Ceccarelli, Margherita Ciervo, Riccardo Cornale, Federico Infascelli, Enrico Lucconi, Giuseppe Mele, Michele Monetta, Luigi Montano, Lorenzo Negri, Pietro Perrino, Adamo Rombolà, Giovanna Sorbelli, Miguel A. Altieri. Le conclusioni a cura di Cesare Mirabelli, Presidente Emerito della Corte costituzionale.
Agroecologia e Biodiversità, un binomio necessario per la salvaguardia del futuro del pianeta
L’agroecologia, integra principi ecologici, sociali ed economici e rappresenta l’unica via ecologicamente percorribile per affrontare le sfide globali legate alla produzione alimentare, alla crisi climatica e alla perdita di biodiversità. Come evidenziato durante la conferenza, l’agricoltura industriale, con il suo massiccio impiego di pesticidi (intorno ai 5,2 miliardi di tonnellate all’anno, secondo il professor Altieri), sta compromettendo la salute del pianeta e dell’uomo, erodendo la fertilità del suolo, inquinando le risorse idriche e contribuendo alla scomparsa di specie animali e vegetali.
In particolare, la perdita di biodiversità, sempre più allarmante, è descritta come un grande pericolo per l’uomo. Salvatore Ceccarelli sottolinea come la biodiversità all’interno del nostro corpo sia molto importante; ad esempio, dalla diversità dei batteri all’interno del nostro intestino dipende la nostra salute fisica e mentale (depressione, iperattività etc..).
A tal proposito, è importante sottolineare come la composizione chimica del microbiota “si può cambiare meno di 24 ore con una dieta il più diversificata possibile”. Infatti, a seguito di ricerche, si è visto come una dieta variegata (basata su pesca e agricoltura) di tribù in Tanzania presentino un calo dei processi che portano ad infiammazioni e tumori, rispetto a popolazioni del Nepal o della California, così come alcune sostanze presenti nel rumine che mangiano gli animali da pascolo (e che quindi consumiamo anche noi), che già dal 1991 hanno presentato caratteristiche anticancerogene. Al contrario, l’utilizzo di sostanze chimiche, mina sia l’ambiente, sia il nostro corpo: le microplastiche che ingeriamo “si sostituiscono agli ormoni e danno segnali sbagliati, coinvolgendo tutte le funzioni biologiche, creando, dunque, una maggiore suscettibilità alle degenerazioni genetiche (infertilità)” (Luigi Montano, Uroandrologo Asl Salerno e Presidente Ecofoodfertility).
L’agroecologia, infatti, promuove la biodiversità attraverso la diversificazione e la rotazione delle colture, l’agroforestazione e l’allevamento estensivo, andando a ricreare quell’ equilibrio naturale che favorisce la fertilità del suolo, la resistenza delle colture e la salute degli ecosistemi. In particolare, si sottolinea l’importanza di creare più biodiversità nelle colture: coltivando piante diverse, frutti di miscugli, si favorisce l’evoluzione per selezione naturale, al fine di creare prodotti stabili nel tempo e resistenti alle malattie. Il ritorno a pratiche agricole tradizionali, come il pascolo, consente, infatti, di ottenere alimenti più nutrienti, ricchi di omega-3, come già dimostrato dalla saggezza popolare e da Galeno di Pergamo, padre della medicina. Infatti, “per motivi biologici e non ideologici, i contadini si riappropriano del seme, andando a ricreare una società basata sul suolo”.
La transizione verso l’agroecologia richiede un cambiamento del paradigma dell’alimentazione, abbandonando le politiche alimentari di massa, volte solamente al profitto, a favore di filiere corte e mercati locali, dove il consumatore è consapevole dell’impatto ecologico e politico delle proprie scelte alimentari, in quanto, “mangiare è un atto sia ecologico che politico” (Alexander Hosanin).
L’uso delle sostanze chimiche e il ruolo dell’agricoltura biologica
In Italia e in Europa, le politiche agricole si sono evolute per limitare l’uso di sostanze chimiche dannose, come pesticidi e biocidi, attraverso l’introduzione di misure di difesa integrata volontaria e normative ambientali. Nonostante queste iniziative, l’uso di pesticidi e insetticidi è ancora diffuso, sia nell’agricoltura che nel settore civile. Alcuni composti, come il glifosato, l’imazamox e il metolaclor, sono stati vietati in molte aree, ma continuano a essere trovati nell’ambiente, soprattutto nelle acque, a causa della loro lunga persistenza. Questo è preoccupante, poiché le sostanze chimiche rimangono nel suolo e nelle acque per anni, con effetti dannosi sulla qualità delle risorse naturali e sulla salute umana. Il glifosato, in particolare, è legato a gravi rischi per la salute, come il cancro e disturbi neurologici, ma viene ancora utilizzato in molte aree agricole.
Nonostante l’introduzione di normative più restrittive, la scarsa consapevolezza delle persone e la disinformazione continuano a favorire il suo uso. Per affrontare questa problematica, è fondamentale promuovere un cambiamento culturale che favorisce metodi agricoli più sostenibili. L’agricoltura biologica emerge come una risposta, poiché si basa sull’uso di sementi tradizionali e tecniche agricole che rispettano la biodiversità e riducono l’impiego di sostanze chimiche. Queste pratiche, come la rotazione delle colture, l’uso di compost e il miglioramento della struttura del suolo, permettono di migliorare la qualità dei prodotti agricoli e, al contempo, preservano l’ambiente.
L’agricoltura biologica non solo migliora la qualità dei prodotti, ma offre anche un impatto positivo sull’ambiente, promuovendo la biodiversità, migliorando la salute del suolo e riducendo l’inquinamento delle acque. Le varietà di sementi antiche, selezionate nel corso dei secoli per le loro caratteristiche superiori, sono un esempio di come l’agricoltura biologica possa restituire prodotti più sani e saporiti. L’agricoltura agroecologica potrebbe essere un altro approccio promettente per migliorare la qualità del suolo e ridurre l’uso di sostanze chimiche. Questo metodo integra principi ecologici nei sistemi agricoli, con l’obiettivo di rendere l’agricoltura più resiliente e sostenibile.
Le tecniche agroecologiche, come la consociazione di leguminose con altre colture, sono fondamentali per migliorare la fertilità del suolo. Le leguminose fissano l’azoto atmosferico, arricchendo naturalmente il suolo senza bisogno di fertilizzanti chimici. Inoltre, piante auto-seminanti come il trifoglio sotterraneo possono contribuire a migliorare ulteriormente la qualità del terreno. Anche l’uso di piante officinali, come salvia e origano, può aiutare nel controllo dei patogeni che minacciano le colture, riducendo la necessità di trattamenti chimici. Inoltre, piante come il frassino, l’ulivo e la quercia, che favoriscono l’incremento di silicio nel suolo, possono migliorare la resistenza delle piante agli stress biotici e abiotici, aumentando la fertilità e la resilienza del terreno.
Un altro approccio efficace è rappresentato dai sistemi agroforestali, che combinano coltivazioni agricole con alberi e vegetazione forestale. Come ha affermato Adamo Rombolà, “questi sistemi sono in grado di migliorare la qualità del suolo, riducono l’erosione e favoriscono la biodiversità”. Gli alberi, infatti, possono proteggere il suolo contro i cambiamenti climatici e migliorare la capacità del terreno di trattenere l’acqua, riducendo il rischio di inondazioni e migliorando la disponibilità di nutrienti. La biorrigazione, che ottimizza l’uso dell’acqua nelle coltivazioni, è un altro passo verso una gestione sostenibile delle risorse idriche.
L’agricoltura convenzionale è stata tradizionalmente basata sull’uso intensivo di pesticidi, fertilizzanti sintetici e altri input abiotici. Negli ultimi anni, però, è aumentata la consapevolezza dei danni ambientali e sanitari derivanti da queste pratiche. Nonostante l’utilizzo dei prodotti chimici stia diminuendo, l’approccio convenzionale ha sempre privilegiato l’aumento della produttività a discapito della tutela ambientale. In un modello agricolo resiliente, gli input chimici dovrebbero essere l’ultimo fattore da considerare. La gestione del suolo e la conservazione del bioma vegetale devono essere al centro delle strategie agricole, come sottolineato da Lorenzo Negri, assegnista di ricerca al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna e docente universitario. Un esempio di come l’agricoltura possa adattarsi ai cambiamenti climatici riguarda la selezione di varietà di frumento in grado di resistere a condizioni meteorologiche variabili. Il professor Negri e i suoi colleghi hanno condotti degli studi riguardo diverse varietà di frumento per selezionare quelle che producono raccolti stabili nonostante i cambiamenti climatici. Questi studi sono particolarmente importanti in un contesto in cui il cambiamento climatico sta influenzando la produzione di colture come il mais e il grano estivo, soprattutto nelle regioni del nord Italia. Alla conferenza si è parlato anche di gestione delle aree rurali e dei borghi montani, strettamente legata alla sostenibilità agricola.
I piccoli borghi appenninici, spesso abitati principalmente da anziani e soggetti allo spopolamento giovanile, rappresentano una risorsa importante per l’agricoltura biologica. Questi borghi custodiscono tradizioni agricole che potrebbero essere utilizzate per sviluppare un modello di agricoltura sostenibile e biologica, con l’obiettivo di valorizzare i prodotti tipici e biologici. Questi borghi non solo offrono una qualità della vita superiore rispetto alle grandi città, ma anche la possibilità di mantenere vive tradizioni agricole che rispettano la biodiversità e la salute del suolo. Tuttavia, il problema dello spopolamento giovanile richiede un intervento mirato che vada oltre i progetti isolati, coinvolgendo intere aree geografiche.
Progetti come quelli promossi da Italia Nostra mirano a ripopolare i borghi, promuovendo azioni che includano il restauro delle strutture storiche, la sicurezza sismica e il recupero del patrimonio culturale. Il ripopolamento dei borghi è essenziale non solo per aumentare la popolazione, ma anche per preservare il patrimonio culturale e storico. I borghi sono una risorsa preziosa per l’identità culturale del nostro paese e la loro tutela è fondamentale per garantire la continuità delle tradizioni agricole. L’agricoltura sostenibile, legata al recupero di pratiche agricole tradizionali e biologiche, può essere un motore importante per il rilancio di queste aree. La valorizzazione dei borghi, l’incremento delle pratiche agricole biologiche e la sostenibilità ambientale sono i cardini su cui costruire il futuro dell’agricoltura e delle comunità rurali.
Legislazione, utilizzare il principio di precauzione per un futuro sostenibile
La legislazione gioca un ruolo cruciale nel promuovere la transizione verso un’agricoltura sostenibile e nel tutelare la biodiversità. Il principio di precauzione, ampiamente presente nella normativa dell’Unione Europea e nelle decisioni della Corte di Giustizia, deve guidare le scelte politiche e le attività economiche, come sottolineato dal Prof. Cesare Mirabelli, ex Presidente della Corte costituzionale.
L’articolo 9 della Costituzione italiana, recentemente modificato, introduce espressamente la tutela della biodiversità e degli ecosistemi, “ampliando la cerchia degli obiettivi da perseguire nell’ambito della tutela ambientale e della diacronicità, poiché emerge l’interesse per le future generazioni” (Mirabelli). Anche l’articolo 41, che disciplina l’attività economica privata, richiama la necessità di non recare danno all’ambiente, evidenziando la responsabilità della comunità scientifica nel valutare i rischi e nel rendere consapevoli i consumatori.
La legislazione deve, dunque, promuovere politiche che garantiscano agli agricoltori l’accesso alle coltivazioni, all’acqua e ai semi, incentivando le pratiche agroecologiche ed eliminare (o quantomeno ridurre) l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici. È necessario smantellare “le politiche alimentari di massa, che favoriscono l’omologazione delle colture e la dipendenza da input esterni” (Altieri), a favore dei mercati locali, dove il consumatore è consapevole dell’impatto ecologico e politico delle proprie scelte alimentari.
Conclusione
In conclusione, la transizione verso pratiche agricole più sostenibili è fondamentale per affrontare le sfide ambientali e climatiche. L’agricoltura convenzionale, con il suo uso intensivo di sostanze chimiche, ha avuto impatti negativi su suoli, acque e salute umana. Tuttavia, l’agricoltura biologica e l’agroecologia offrono soluzioni per migliorare la qualità del suolo, ridurre l’uso di pesticidi e promuovere la biodiversità. Inoltre, la valorizzazione delle tradizioni agricole nei piccoli borghi può contribuire alla sostenibilità e alla preservazione del patrimonio culturale. Investire in politiche che supportino l’agricoltura biologica e il ripopolamento rurale è essenziale per garantire un futuro agricolo sano e rispettoso dell’ambiente. È, infatti, molto importante il tipo di divulgazione proposto in queste conferenze, in quanto, solo sentendo opinioni diverse da parte di esperti di diversi settori, si può riuscire a creare un quadro chiaro della situazione attuale e, in caso, proporre delle soluzioni efficaci.
La “policrisi” attuale, con le sue crisi climatiche, sanitarie e geopolitiche, ci ricorda l’urgenza di un cambiamento radicale, di un ritorno a un’agricoltura che rispetti la natura e le persone, che valorizzi la biodiversità e la produzione locale e che garantisca la sicurezza alimentare e la salute del pianeta, infatti, come ribadito da Federico Fazzuoli, “non possiamo contare su Marte, ma dobbiamo conservare la nostra casa”.
Redazione dell’articolo: Sara Azzarelli e Laura Perna