Rapina e violenza sessuale: in manette due migranti ospitati da Biancalani

 in manette due migranti ospitati da Biancalani

Due rapine, a poche ore di distanza l’una dall’altra, che sarebbero state messe a segno da due stranieri ospiti della comunità di accoglienza di don Massimo Biancalani.

di Giovanni Fiorentino – Entrambi gli indiziati sono finiti in carcere nelle scorse ore e per uno dei due è scattata anche l’accusa di violenza sessuale. Questo è quanto riporta stamani il quotidiano Il Tirreno, per un duplice episodio relativo agli scorsi giorni che riporta l’attenzione su Pistoia ed in particolare sull’esperienza di accoglienza di Vicofaro.

Ad essere fermato e poi sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per la prima rapina, avvenuta il 6 aprile scorso ai danni di una coppia di giovanissimi (20 anni lui, 15 lei) è stato a quanto pare Mohamd Lghaoui, 34 anni, pregiudicato marocchino clandestino e senza fissa dimora (il quale in quei giorni risultava domiciliato presso la parrocchia di Vicofaro, stando a quanto ricostruito).

Quella sera, attorno alle 21, si sarebbe avvicinato ai due fidanzati che erano seduti su un muretto. Come raccontato poi alla polizia dai due ragazzi, l’uomo avrebbe prima chiesto loro se avessero del crack o altra “roba”. Dopo aver ricevuto una risposta negativa, avrebbe chiesto dei soldi per comprare qualcosa da mangiare. A seguito dell’ennesimo “no” avrebbe quindi tirato fuori un coltello e, puntandolo contro il ragazzo, gli avrebbe rubato l’iPhone da una tasca. Allo stesso modo avrebbe minacciato la quindicenne, rubando anche a lei il cellulare ed una banconota da 10 euro all’interno della custodia. Per poi, prima di dileguarsi, palparle il seno e baciarla sulla bocca.

Una volta a casa, i fidanzati avevano chiamato le forze dell’ordine per denunciare ciò che era accaduto. Attraverso l’applicazione “find my iPhone”, la ragazza aveva quindi potuto constatare come ad un paio d’ore dalla rapina, il suo telefono risultasse essere nei pressi della chiesa di Vicofaro.

Della seconda rapina, ai danni di una giovane di 17 anni, è invece accusato Adel Cherni, 52 anni, pregiudicato tunisino clandestino e senza fissa dimora, anch’egli domiciliato nella parrocchia di don Biancalani. La sera del 7 aprile sarebbe stato lui a rapinare la diciassettene in via San Biagio in Cascheri: poco prima delle 21, la giovane si era sentita afferrare da qualcuno che era alle sue spalle e che le aveva stretto un braccio attorno al collo, per poi puntarle un coltello davanti al volto. Lo sconosciuto le aveva strappato di mano lo smartphone per poi dileguarsi e la vittima, con l’aiuto di un passante, aveva subito telefonato al 112 e denunciato il fatto ai carabinieri accorsi sul posto.

È stato il pomeriggio successivo che, perlustrando la zona, gli investigatori della squadra mobile hanno scorto tre magrebini nei pressi di un supermercato non distante dal centro di Pistoia, uno dei quali corrispondeva alla descrizione fatta dalle vittime della prima rapina. L’uomo è stato perciò portato in questura, mentre gli altri due (tra cui Cherni) sono stati solo identificati. A quel punto i poliziotti hanno convocato i due fidanzati che, prima da un album di foto segnaletiche e poi da delle foto scattate sul momento, hanno a quanto pare riconosciuto in Lghaoui (che dovrà rispondere anche dell’accusa di violenza sessuale) il loro rapinatore

. Subito è stata convocata anche la diciassettenne vittima della rapina della sera successiva, la quale invece ha indicato la foto di Chreni come somigliante all’uomo che l’aveva rapinata. In contemporanea è scattata a quanto pare una perquisizione nella canonica della chiesa di Vicofaro, alla ricerca (chiusasi con esito negativo) della refurtiva. Ma nella soffitta della chiesa gli agenti hanno a quanto sembra trovato Cherni, che, una volta portato in questura, è stato riconosciuto dalla vittima.
Entrambi i nordafricani sono stati perciò sottoposti al provvedimento di fermo, che è stato poi convalidato dal giudice delle indagini preliminari. E quest’ultimo ha infine disposto per tutti e due la custodia cautelare in carcere.
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