di Giulia Sorrentino – È oggi il giorno clou per Monfalcone: si va al voto per le elezioni comunali e i fari sono puntati sulla lista di Bou Konate. Si tratta del candidato sindaco islamico, senegalese di nascita e di religione musulmana, che si presenta con «Italia plurale», una lista composta interamente da stranieri, per la maggior parte, appunto, di fede islamica. Ma da chi era stato lanciato il simbolo di «Italia plurale»? Indovinate un po’, proprio da Aboubakar Soumahoro, uno dei principali sostenitori del candidato.
Parliamo di una città in cui gli abitanti stranieri sono circa il 30% su 30 mila residenti e in cui è fortissima la componente del Bangladesh, che maggiormente rifiuta l’assimilazione culturale con la società occidentale. Altro aspetto inquietante: circa il 95% del welfare è destinato agli extracomunitari (la maggior parte non parla nemmeno correttamente l’italiano) perché molte donne non lavorano perché costrette dai mariti a badare ai numerosi figli, e i redditi ISEE sono quindi bassi. È in atto un percorso di radicalizzazione, nonostante lo stesso Konate voglia negarlo, accusando i media e la destra, in particolare l’ex sindaco di Monfalcone Anna Maria Cisint (oggi Europarlamentare della Lega), di dipingerli come cattivi.
Perché allora non risponde nel merito? «Non abbiamo risposto alle accuse razziali e infondate perché a differenza degli altri noi mettiamo al centro Monfalcone e tutte le cittadine e i cittadini di Monfalcone», scrive Konate. Ma parliamo dello stesso Konate che non ha voluto rispondere a una domanda della giornalista Serena Pizzi di «Fuori dal coro» in quanto donna? «Non rispondo alle domande perché non devo rispondere a lei, mandami il tuo capo, tu sei troppo piccola mentre lui è al mio livello».
Lo stesso Konate che, nel servizio del programma di Mario Giordano afferma di voler fare, come prima cosa «un cimitero musulmano» e che sul tema della poligamia si esprime così: «Questo è uno dei grossi problemi che abbiamo in Europa. Non puoi farlo qui, ma lo devi fare nel tuo paese d’origine. Lì, nel certificato di matrimonio è scritto in modo chiaro che tu accetti la poligamia e poi devi venire qua in Italia e viene tradotto». Eppure, la poligamia non è prevista nel nostro Paese ed è punita dall’art. 556 Codice Penale: «Chiunque, essendo legato da matrimonio avente effetti civili, ne contrae un altro, pur avente effetti civili, è punito con la reclusione da uno a cinque anni».
Loro non hanno la benché minima intenzione di integrarsi, puntano alla sovversione del paradigma occidentale che ha delle regole e una cultura ben definita. Lo vediamo anche sul profilo Facebook di una delle donne facenti parte della lista di Konate, Linda Khan, che utilizza l’arabo come lingua alternativa per i suoi post. Post sotto i quali sono diversi i commenti (in arabo) che richiamano Allah. Una donna che indossa l’Hijab, una delle tipologie di velo islamico. Ma sono troppi i volti coperti che vediamo in giro per Monfalcone. Volti in cui possiamo scorgere solo gli occhi. Volti di donne sottomesse a una volontà superiore che non hanno nemmeno la possibilità di ribellarsi. Questo è il modello che vogliono imporci. Questo è il modello che va fermato.
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