Mattarella firma il decreto Sicurezza

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Tolte di mezzo alcune norme di «dubbia costituzionalità», Sergio Mattarella firma il decreto sicurezza, uno dei provvedimenti bandiera del governo

di Massimiliano Scafi – Il testo, che passa ora alle Camere per la conversione in legge entro sessanta giorni, assorbe in larga parte i contenuti del ddl omonimo bloccato in Senato per un problema di coperture economiche. Un via libera atteso, quasi scontato, nonostante le vibranti proteste del centrosinistra, che ha parlato di attacco allo Stato di diritto, e alcuni mugugni della Lega: ma del resto nella seduta di venerdì scorso il Consiglio dei ministri aveva accolto quasi tutti i rilievi del Colle.

Insomma, arriva una stretta generale su terrorismo, immigrazione clandestina, reati di allarme sociale. Sono infatti tempi duri, di grandi tensioni politiche ed economiche, e il presidente, nel giorno della festa della polizia, si sente di dover elogiare il corpo di Ps per «il grande equilibrio e la professionalità con cui affronta la gestione delicata delle numerosissime manifestazioni di piazza». Non solo. Mattarella offre pure la sua «solidarietà per le violenze che si sono verificate nei confronti degli agenti, un fenomeno preoccupante per il quale esprimo vicinanza».

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Tra le novità introdotte dal decreto, il divieto di vendita di cannabis light, il carcere fino a due anni per i blocchi stradali, la galera fino a sei per chi produce esplosivi o armi batteriologiche. E poi, occupazioni abusive che diventano reato, la copertura giuridica, uno scudo, per gli 007 infiltrati nelle organizzazioni criminali, l’abolizione dell’obbligo di rinvio della pena per le condannate incinte o madri di bambini sotto l’anno di età.

Su input del Quirinale, sono stati cancellati l’obbligo per le pubbliche amministrazioni, come le università e gli enti di ricerca, di fornire informazioni all’intelligence e quello di acquistare carte telefoniche agli immigrati irregolari. Ristretta la definizione del reato di rivolta in carcere, che si applicherà solo agli atti «di resistenza agli ordini impartiti per mantenere la sicurezza». E appena attenuata la norma sulle proteste contro le grandi opere. Ma i no Tav e i no Ponte di Messina continueranno ad essere perseguiti.

Il decreto annulla il lungo lavoro della maggioranza in Parlamento. Il disegno di legge si era però impantanato al Senato. «Abbiamo voluto dare tempi certi al pacchetto sicurezza – questa la spiegazione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – per dare una risposta veloce e efficace al bisogno di sicurezza dei cittadini».
Ma secondo le opposizioni, che sono già scese in piazza, si tratta di un colpo di mano. «Uno scardinamento della divisione dei poteri», sostengono i capigruppo del M5s. E Avs denuncia «una deriva autoritaria». Mattarella però firma e ora ritocca alle Camere.
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