Cittadinanza, Cdm approva riforma dello ius sanguinis

False cittadinanze italiane

Il Cdm ha approvato la riforma della cittadinanza italiana, limitando il diritto denominato ius sanguinis (letterale: “diritto di sangue”)

Una legge del 1992, fino a oggi non sovrascritta, consentiva a cittadini di altri Stati discendenti da italiani emigrati di ottenere la cittadinanza italiana anche con “avi” remoti come trisnonni o quadrisavoli. In questo modo poteva ambire al passaporto del nostro Paese anche oriundi di quarta o quinta generazione che non parlano neanche una parola di italiano. La nuova normativa interviene proprio su questo punto e prevede che gli italo-discendenti nati all’estero saranno automaticamente cittadini solo per le ultime due generazioni: solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia sarà cittadino italiano dalla nascita.

Tajani: “Lo ius sanguinis resta, ma stop al mercato dei passaporti”

L’obiettivo della riforma, come si legge in una nota della Farnesina, è “valorizzare il legame effettivo tra l’Italia e il cittadino all’estero”. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha chiarito che “non verrà meno il principio dello ius sanguinis e molti discendenti degli emigrati potranno ancora ottenere la cittadinanza italiana, ma verranno posti limiti precisi soprattutto per evitare abusi o fenomeni di ‘commercializzazione’ dei passaporti italiani”.

Cosa cambia con la riforma della cittadinanza

Il decreto legge prevede che gli italo-discendenti nati all’estero saranno automaticamente cittadini solo per due generazioni: solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia potrà essere cittadino italiano dalla nascita. I residenti all’estero non si rivolgeranno più ai consolati, ma a un ufficio speciale centralizzato alla Farnesina. Ci sarà un periodo transitorio di circa di un anno per l’organizzazione dell’ufficio. L’intento è rendere più efficienti le procedure, con economie di scala evidenti. I consolati dovranno concentrarsi sull’erogazione dei servizi a chi è già cittadino e non più a “fabbricare” nuovi cittadini. Il provvedimento contiene infine altre misure per migliorare e modernizzare l’erogazione dei servizi: legalizzazioni, anagrafe, passaporti, carte d’identità valide per l’espatrio.

L’obiettivo della riforma della cittadinanza

La riforma libererà risorse per rendere i servizi consolari più efficienti, nella misura in cui questi potranno dedicarsi in via esclusiva a chi ne ha una reale necessità in virtù del suo concreto legame con l’Italia. Secondo la Farnesina, “il sistema attuale si ripercuote sull’efficienza degli uffici amministrativi o giudiziari italiani, messi sotto pressione da chi si reca in Italia solo nel tentativo di accelerare l’iter del riconoscimento della cittadinanza, alimentando anche frodi o pratiche scorrette”.

Le due fasi della riforma, il piano del governo

Il governo intende procedere in due fasi. Alcune norme entreranno in vigore subito con decreto legge, mentre si procederà in un secondo momento a una riforma organica dei requisiti sostanziali e delle procedure in materia di cittadinanza. Nella seconda fase, con un primo disegno di legge già approvato dal Cdm, si introdurranno ulteriori e più approfondite modifiche sostanziali alla legge in vigore. Si imporrà innanzitutto ai cittadini nati e residenti all’estero di mantenere nel tempo legami reali con il nostro Paese, esercitando i diritti e i doveri del cittadino almeno una volta ogni venticinque anni. La riforma sarà completata da un secondo disegno di legge che rivede anche le procedure per il riconoscimento della cittadinanza.
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