Milano, egiziano rapina borseggiatrice sul bus: entrambi arrestati

tribunaler di Milano

Un 18enne a processo con giudizio immediato per rapina aggravata e una donna di 29 anni, che si presenta in aula in manette

di Cristina Bassi e Luca Fazzo – MILANO – Come ha detto all’udienza di pochi giorni fa il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che ha discusso davanti ai giudici della Sesta penale, è «una vicenda a prima vista ordinaria e invece con aspetti che la rendono molto insolita. Persino un paio di colpi di scena». Perché la vittima della rapina si è rivelata poi essere ricercata per una serie di furti e borseggi.

Ecco la storia. Il fatto è dello scorso ottobre, quando a bordo di un autobus della 70 quattro ragazzi tra cui l’imputato, H.N., si avvicinano alla giovane donna proprio un attimo prima che le porte del mezzo si richiudano alla fermata. Una tecnica usata dai ladri, per colpire e poi scappare giù dal bus o dal tram. La 29enne è spintonata, le strappano la catenina in oro con ciondolo del valore di circa 2mila euro e le prendono la borsa Louis Vuitton con un portafogli della stessa griffe e 80 euro.

Ma la vittima li coglie di sorpresa: reagisce. Scende anche lei e insegue H.N., che ha la sua catenina, fino a un parchetto di via Pellegrino Rossi. Qui urla e attira l’attenzione di un passante che è uscito con il cane. Il benefattore la aiuta, poi si dilegua. Quando arriva una pattuglia della polizia, gli agenti trovano (non si sa come) il 18enne steso a terra. Lui viene subito identificato. È egiziano, senza fissa dimora e ha una sfilza di precedenti simili all’episodio per cui viene arrestato. Mentre la donna non ha documenti.

Fin qui nulla di strano, considerato che le hanno appena rubato la borsa. Però lei rimarrà fino al processo una «sedicente», anche quando sporgerà regolare querela contro il rapinatore. Dai controlli sulla vittima arriva il «colpo di scena»: risulta che su di lei pende una ordinanza di custodia cautelare in carcere. È in sostanza ricercata e deve scontare un cumulo di pene per i reati di furto e rapina. E infatti si trova in carcere e davanti al giudice Ilaria Simi arriva ammanettata e scortata dalla Penitenziaria. Alla fine però non viene ascoltata e torna in cella.

L’imputato, difeso dall’avvocato Marco Ciocchetta, fa brevissime dichiarazioni spontanee in arabo: «Ammetto il fatto. Mi scuso e prometto di non farlo più». Nelle conclusioni l’aggiunto Siciliano cerca di trovare qualche elemento a favore del ragazzo: «È arrivato in Italia da minore non accompagnato, è passato da una struttura all’altra e a 18 anni è stato abbandonato a se stesso». Tuttavia il pm deve rilevare «l’atto violento, purtroppo di quelli frequenti, e il curriculum dell’imputato breve, vista la giovane età, ma ricco di precedenti…».

Poi c’è la «nuova» aggravante di aver commesso la rapina a bordo di un mezzo pubblico. Richiesta di condanna: quattro anni di reclusione e 2mila euro di multa. Così deciderà il giudice, aggiungendo l’espulsione a pena espiata.
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