Morto durante esorcismo islamico: nei guai l’ex moglie, il fratello e lo zio

carabinieri salassa

Non è stata la droga a uccidere Khalid Lakhrouti, il 43enne trovato morto in casa il 10 febbraio 2024 a Salassa (Torino)

L’uomo sarebbe rimasto vittima di un esorcismo. Ne sono convinti gli inquirenti: adesso lo zio, il fratello e l’ex moglie della vittima andranno a processo. I tre, pensando che la vittima fosse posseduta dal diavolo, avrebbero messo in atto un rito purificatore ma con conseguenze tragiche. Il processo, davanti alla Corte d’Assise di Ivrea, si aprirà il prossimo 24 aprile.

La vicenda inizia nel febbraio 2024 quando Lakhrouti viene trovato cadavere. In un primo momento, si ipotizza il decesso per overdose, ma poi le indagini prendono un’altra piega. Si scopre che l’uomo era stato allontanato da casa dall’ex moglie nel 2022, dopo che aveva aggredito la donna e i figli. Secondo i congiunti, l’uomo era violento perché posseduto dai demoni. Per questo motivo, nelle settimane precedenti al ritrovamento del cadavere, sarebbe stato sottoposto a sedute di esorcismi islamici.

L’uomo morto durante un esorcismo per cacciare il diavolo

La sera della morte, secondo l’accusa, era in corso un ennesimo rito purificatorio. L’uomo, legato mani e piedi per permettere di effettuare il rito, è morto soffocato. È stata l’autopsia a rivelare un’insufficienza respiratoria acuta come causa del decesso. Non dovuta, come si era ipotizzato inizialmente, all’assunzione di stupefacenti, ma “provocata meccanicamente” con una maglia. In particolare a casa dell’ex moglie i carabinieri hanno trovato una maglia senza un bottone, identico a quello che il medico legale ha ritrovato nella gola della vittima.

A compiere il rito sarebbero stati lo zio Abdelrhani Lakhrouti, 53 anni, il fratello della vittima Nourddine, 47 anni il prossimo maggio, e l’ex moglie Sara Kharmiz, che compirà 36 anni a maggio. Tutti ora sono accusati di omicidio volontario. I figli e il nipote della vittima si sono costituiti parte civile.

Secondo l’accusa, Khalid era stato sottoposto in quattro occasioni a esorcismi. È agli atti dell’indagine anche la telefonata al 112 della vittima, la notte del 23 gennaio. Poche ore prima, l’uomo era stato visitato al pronto soccorso di Ciriè, perché non riusciva più a muovere un braccio. In quell’occasione ammise per la prima volta di avere avuto una crisi durante un esorcismo. Uscendo dall’ospedale, Khalid Lakhrouti chiamò il 112, raccontando l’accaduto all’operatore e avvertendolo che se gli fosse capitato qualcosa, sarebbe stata sicuramente colpa del fratello.
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