Crotone, giudice gela l’Ong: “Mette in pericolo i migranti”

nave Humanity

Humanity ha messo a rischio la vita dei migranti. Si rovescia un teorema, e in sede giudiziaria

di Francesco Storace – È una decisione importante che rende finalmente giustizia alle iniziative di governo contro i sotterfugi messi in campo da chi vuole favorire l’immigrazione clandestina. Ed è stato il tribunale di Crotone a dare ragione all’esecutivo e al Viminale. In pratica la decisone è stata quella di dichiarare improcedibile il ricorso presentato dalla proprietaria e dal comandante della nave ONG Humanity 1 contro il fermo amministrativo dell’imbarcazione, confermando la legittimità dell’azione delle autorità italiane. La stessa intercettazione da parte della guardia costiera libica era legittima. In buona sostanza è stata finalmente sovvertita la legge “facciamo come ci pare”. No, esistono le norme e vanno rispettate.

La vicenda riguarda il fermo di venti giorni disposto in seguito al soccorso del 30 novembre 2023, quando la nave, ignorando le istruzioni del competente centro libico di coordinamento SAR, si era avvicinata a un’operazione di salvataggio già in corso. Tale condotta aveva indotto alcuni migranti a gettarsi in mare per tentare di raggiungere la ONG, creando una situazione di grave pericolo, che per il tribunale fu determinata proprio da Humanity.

Il Tribunale nella sua pronuncia, ha citato, tra l’altro, il Memorandum d’Intesa Italia-Libia, ribadendo che i due Paesi hanno assunto “un obbligo di reciproca cooperazione nel contrasto all’immigrazione illegale e nel rafforzamento della sicurezza delle frontiere”. Anche alla luce di tale accordo, è stato riconosciuto il ruolo legittimo della Libia nella gestione dei flussi migratori all’interno della propria area SAR e la correttezza delle indicazioni fornite dalle autorità italiane alla Humanity 1, affinché rispettasse le direttive libiche per non interferire con le operazioni di soccorso. Ma la Ong pretendeva, al solito, di poter fare il contrario.

La sentenza ha inoltre escluso che le ONG possano sindacare l’operato delle autorità nazionali, ribadendo che il loro ruolo si limita a sensibilizzazione e solidarietà, senza alcun potere di sostituirsi agli Stati o impartire direttive agli stessi. Il Tribunale ha infine sottolineato che l’azione della Humanity 1, lungi dall’essere giustificata da esigenze umanitarie, ha contribuito a creare una situazione di pericolo, incentivando i migranti a mettersi a rischio per raggiungere la nave.

Ovvio il ricorso della Ong, che contesta integralmente la linea seguita dal tribunale, che pure a pieno diritto afferma quel che vale secondo il diritto. Non è Humanity 1 a stabilire se vale o meno il trattato con la Libia, né a poter mettere in discussione accordo internazionale. In quel caso si sprofonderebbe nell’anarchia. Se c’è una legge come la 15 del 2023 che impone regole stringenti per il contrasto all’immigrazione clandestina secondo le linee che si è dato il governo Meloni, essa va rispettata senza frignare troppo. Pagando anche le conseguenze pecuniarie.

Ovviamente, l’Ong non ci sta e promette ricorso in appello e addirittura alla Corte costituzionale. Senza rendersi conto – o fingendo – che è il Parlamento a dettare le regole nel nostro paese e che i giudici sono chiamati ad applicarle. Magari, nel caso di specie, non sono riusciti a beccare toghe di manica larga.
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