Malasanità, esportata mandibola a 35enne per errore

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Un caso di malasanità a Roma ha sconvolto l’opinione pubblica: un uomo di 35 anni ha subito l’asportazione della mandibola a causa di un clamoroso errore medico. I sanitari del Policlinico Umberto I avevano scambiato i vetrini della biopsia, diagnosticandogli un tumore maligno inesistente. La vicenda, riportata dal Corriere della Sera, ha portato all’apertura di un’indagine per lesioni gravi.

Scambio di biopsie e diagnosi sbagliata

Tutto ha avuto inizio a maggio dello scorso anno, quando il 35enne si è recato presso la clinica odontoiatrica Eastman del Policlinico per l’estrazione di un dente del giudizio e la rimozione di una cisti. Quest’ultima, come da protocollo, è stata inviata in laboratorio per l’esame istologico. A giugno è arrivata la diagnosi devastante: osteosarcoma, un tumore osseo particolarmente aggressivo. I medici hanno stabilito che l’unica soluzione fosse l’asportazione della mandibola, seguita da chemioterapia.

A luglio, il paziente è stato sottoposto a un’operazione invasiva, che ha comportato l’impianto di una placca metallica per sostituire l’osso rimosso. Il risultato? Una parte del volto completamente paralizzata.

La scoperta choc: “Non avevo il tumore”

A settembre, arriva un primo campanello d’allarme: il nuovo esame istologico effettuato sull’osso rimosso risulta negativo. I medici gli dicono che è stato “fortunato” ad essersi operato in tempo. Nessuna metastasi, nessuna chemio necessaria. Ma l’uomo non è convinto. Decide di far analizzare i vetrini della biopsia da un laboratorio dell’Università Cattolica di Roma. L’esito lascia senza parole: il DNA non è il suo.

Indagini e denuncia per lesioni gravi

Il 35enne ha subito denunciato il caso, portando all’apertura di un’indagine legale. Resta un grave interrogativo: a chi apparteneva il campione biologico scambiato? E la persona malata è stata informata della diagnosi? Questa vicenda riaccende il dibattito sulla sicurezza negli ospedali italiani e sulla necessità di protocolli più rigidi per evitare errori medici fatali.
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